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Yemen: scontri nella capitale, oltre 50 i morti

Aumentano le rivolte e le proteste in Yemen contro il governo del presidente Ali Abdullah Saleh. Mentre le monarchie del Golfo e il presidente Obama invitano alle dimissioni, il numero dei morti è in continuo aumento.
A cura di Giuseppe Tramontin
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Scontri in Yemen

Non si placano le rivolte in Yemen, dove nuovi scontri sono scoppiati nella notte tra le truppe filo – governative e i manifestanti, nella capitale Sanaa: decine sono i morti, per un bilancio destinato ad aumentare a seguito di un'esplosione di un deposito di armi nella mattinata. I combattimenti di ieri sera si sono tenuti nella regione di Arhab, a nord dell'aeroporto della capitale, chiuso dalle autorità sotto la pressione dei manifestanti. In un primo momento i voli erano stati dirottati verso Aden, nel sud dello Yemen, ma una fonte ufficiale dell'aeroporto ha riportato che stamani lo scalo aereo è di nuovo operativo.

I morti, dall'inizio degli scontri di lunedì, sono oltre 70,  ma il presidente Ali Abdullah Saleh rifiuta di dimettersi, nonostante le pressioni internazionali affinché firmi l'accordo per la transizione dei poteri, dichiarando, inoltre, che farà di tutto per fermare il baratro in cui sta finendo il paese, evitando "un'altra Somalia". L'invito alle dimissioni è arrivato dalle monarchie del Golfo e dal presidente Obama, in questo momento in riunione con gli altri membri del G8 in Francia, che ha detto che Saleh “deve immediatamente rispettare gli impegni assunti e lasciare il potere”.

Intanto il dipartimento di Stato degli USA ha predisposto un piano di evacuazione per le famiglie del personale diplomatico e per tutti gli impiegati non indispensabili, per l'alto livello di insicurezza e dell'aumento delle proteste, che spesso sfociano in sanguinose rivolte. Alcuni testimoni oculari, come riporta il sito inglese di al-Jazeera, sostengono che nei combattimenti della notte è stata danneggiata gravemente l'abitazione dello sceicco al-Ahmar, capo della tribù degli Hashed e dell'opposizione al governo del presidente che guida da più di 30 anni l'unico regime repubblicano della penisola araba. Secondo un comunicato del ministero dell'Interno, «i figli di Al Ahmar e la loro banda hanno lanciato granate su molti abitanti nella zona di Al Hasaba», colpendo una casa e uccidendo quattro civili.

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