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Violenza domestica, Italia condannata da Corte UE: “Non protesse donna e suo figlio”

La sentenza riguarda un caso di omicidio. Secondo i giudici della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo le autorità italiane “non agendo prontamente in seguito a una denuncia di violenza domestica” di fatto non impedì il delitto.
A cura di Davide Falcioni
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L'Italia è stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti Umani per non essere intervenuta con sufficiente rapidità per proteggere una donna e suo figlio dagli atti di violenza domestica perpetrati dal marito che hanno poi portato all'assassinio del ragazzo e al tentato omicidio della moglie. Secondo i giudici le autorità italiane "non agendo prontamente in seguito a una denuncia di violenza domestica fatta dalla donna, hanno privato la denuncia di qualsiasi effetto creando una situazione di impunità che ha contribuito al ripetersi di atti di violenza, che in fine hanno condotto al tentato omicidio della ricorrente e alla morte di suo figlio". La sentenza emessa diventerà definitiva tra tre mesi se le parti in causa non faranno ricorso.

Prima volta che l'Italia viene condannata per un fenomeno di violenza domestica

Secondo la Corte l'Italia ha violati gli articoli 2 (diritto alla vita), 3 (divieto di trattamenti inumani e degradanti) e 14 (divieto di discriminazione) della convenzione europea dei diritti umani. I giudici hanno riconosciuto alla ricorrente 30 mila euro per danni morali e 10 mila per le spese legali. Quella emessa è la prima condanna dell'Italia da parte della Corte per un reato relativo al fenomeno della violenza domestica.

Il caso: l'omicidio del figlio e il tentato omicidio della moglie da parte di Andrei Talpis

La Corte Europea si è espressa in merito a quanto avvenuto a Remanzacco, in provincia di Udine, il 26 novembre di quattro anni fa quando Andrei Talpis, il marito – ora in prigione – di Elisaveta Talpis, uccise il figlio di 19 anni e cercò di uccidere anche la madre, nonché sua moglie. La furia omicida si scatenò alle 4.30 del mattino quando l'uomo rientrò a casa ubriaco ed ebbe un alterco con la moglie. Il figlio intervenne in difesa della madre e cercò di disarmare il padre, che aveva in pugno un lungo coltello da cucina, ma rimase colpito mortalmente. In sua difesa l'assassino disse di voler dare una lezione alla moglie per il suo "comportamento invadente ed arrogante e per avermi accsato di essere un ubriacone".

L'assassino sta scontando l'ergastolo

Nel gennaio del 2015 Talpis, muratore 49enne, venne condannato all'ergastolo per omicidio volontario del figlio Ion, di 19 anni, e per il tentato uxoricidio, aggravato anche da un contesto di maltrattamenti familiari, della moglie Elisaveta, di 49 anni. La furia omicida dell'uomo si scatenò dopo che la signora aveva denunciato il marito e ripetute richieste di intervento rivolte alle autorità erano arrivate anche da parte dei vicini.

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