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USA, governatrice chiede la rimozione della bandiera confederata. “Simbolo di razzismo”

La richiesta è stata avanzata da Nikki Haley, governatrice dello stato del South Carolina, in seguito alla strage di Charleston in cui sono state uccise nove persone di colore.
A cura di Davide Falcioni
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Nikki Haley, governatrice dello stato del South Carolina, negli USA, ha chiesto di rimuovere la bandiera confederata dallo spiazzo davanti al parlamento. Il vessillo, simbolo delle truppe sudiste durante la guerra civile negli Stati Uniti, è stata esibita da Dylann Roof, il presunto responsabile della strage nella chiesa di Charleston, avvenuta nella notte tra il 17 e il 18 giugno, nella quale sono state uccise 9 persone di colore. L'attentatore, come è noto, ha sempre dichiarato di aver compiuto la strage per ragioni di odio razziale.

Per la governatrice la bandiera simboleggia odio razziale e divisione, ma contro di lei si sono schierati i figli dei veterani confederati, un’associazione degli eredi e discendenti dei soldati degli Stati confederati d’America, che nel 1861 dichiararono la secessione dagli Stati Uniti, che hanno definito il vessillo un simbolo del proprio patrimonio storico e culturale. Il via libera alla rimozione della bandiera potrà essere dato solo in seguito a un voto da parte del parlamento dello stato. Voto che, tuttavia, appare tutt'altro che scontato vista la portata simbolica della bandiera.

A poche ore dalla richiesta avanzata dalla governatrice la più grande catena di grandi magazzini Usa, Walmart, ha annunciato che cesserà la vendita di ogni tipo di merce che rappresenti la bandiera confederata, da molti ritenuta un simbolo di razzismo e da giorni al centro di accese polemiche dopo la tragedia nella storica chiesa di Charleston. "Non abbiamo mai voluto offendere nessuno con i prodotti che offriamo. Abbiamo preso misure per rimuovere dal nostro assortimento tutti gli oggetti che promuovono la bandiera confederata", ha detto un portavoce della società.

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