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Uranio impoverito, il ministro Trenta: “Basta silenzi, tavolo tecnico su morti e ammalati”

Il ministro della Difesa ha annunciato l’iniziativa su Facebook: “Il problema esiste, bisogna ascoltare ogni singola voce”. A breve partirà un “tavolo tecnico” sul tema dell’uranio impoverito.
A cura di Biagio Chiariello
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Il tema dell'uranio impoverito “c'è, esiste, e non possiamo voltarci dall'altra parte”. A parlare è il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, che oggi ha annunciato l'inizio di un tavolo tecnico per approfondire l’argomento e “rompere quel silenzio spaventoso che c'è stato finora”. La Trenta ha ricevuto oggi al ministero Domenico Leggiero, responsabile dell'Osservatorio militare che, dal 1999, si occupa dei casi di presunta contaminazione di militari da uranio impoverito. Un lungo elenco: circa un mese fa – stando ai dati dallo stesso Osservatorio – l'ultimo decesso, quello di un maresciallo dell'Aeronautica. La vittima numero 363.

A Leggiero “ho comunicato di aver chiesto all'Avvocatura Generale dello Stato – scrive il ministro su Facebook – un resoconto complessivo su tutte le pendenze giudiziarie in corso”. “Voglio approfondire – dice Trenta – ogni singolo caso separatamente, perché ogni caso ha le sue specificità. E voglio ascoltare ogni singola voce: ad oggi, infatti, sul tema c'è stato un silenzio spaventoso e questo non è più accettabile. Occorre rompere questo silenzio e affrontare una problematica che c'è, esiste, e che oggi la Difesa, sotto la mia guida – continua la Trenta – ha inserito tra le sue priorità, nell'ambito dei provvedimenti a tutela del personale e della salute dei nostri militari”. Allo stesso tempo, spiega ancora il ministro della Difesa, “sarà avviato un tavolo tecnico che vedrà coinvolti i principali attori competenti sulla materia”. La Trenta ricorda, sul punto, che all’inizio dell’anno, la Commissione parlamentare di inchiesta che ha indagato sui casi di militari deceduti o ammalatisi per presunta contaminazione da uranio impoverito, “si è pronunciata con delle conclusioni chiare e inequivocabili, che come governo abbiamo il dovere di considerare”.

Proprio sui risultati dell'inchiesta parlamentare – che ha tra l'altro sancito l'esistenza del controverso “nesso di causalità tra l'esposizione all'uranio impoverito e le patologie denunciate” dal personale in divisa – si era consumato un significativo scontro tra la Commissione e la Difesa. La prima ha denunciato come nel settore della salute e della sicurezza sul lavoro delle forze armate vi siano state criticità  che “in Italia e nelle missioni all'estero hanno contribuito a seminare morti e malattie tra i militari”, malgrado il "negazionismo" dei vertici della Difesa e gli “assordanti silenzi generalmente mantenuti dalle Autorità di Governo”. “Accuse inaccettabili”, per lo Stato maggiore.

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