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Unioncamere: “In Italia muoiono 3 imprese ogni due ore”

Nei primi 5 mesi dell’anno, 5.334 aziende hanno chiuso in battenti. Duecentottantaquattro in più (+5,6%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
A cura di Davide Falcioni
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Secondo un rapporto di Unioncamere, anticipato in anteprima da La Stampa, in Italia muoiono tre imprese ogni due ore. Per la precisione, nei primi 5 mesi dell'anno, 5.334 aziende hanno chiuso in battenti. Duecentottantaquattro in più (+5,6%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. E' la fotografia spietata della crisi economica che continua a incalzare nel nostro paese. Oltre ai fallimenti crescono anche le domande di concordato, addirittura triplicate rispetto al 2012: passate da 539 a 904 casi (+68%). In alcuni casi si tratta di un modo per procrastinare situazioni già molto compromesse, in molti altri è invece la via breve per serrare i cordoni della borsa e liberarsi (per un po’) di tanti creditori.

Ma quali sono le ragioni dei fallimenti? Secondo Unioncamere le difficoltà ad esportare, l'impossibilità dei cittadini di consumare, ma anche i terribili ritardi nei pagamenti, non solo da parte della pubblica amministrazione, ma anche da altre aziende o privati cittadini. I settori più colpiti sono le attività manifatturiere (1131 fallimenti), le costruzioni (1.138) e il commercio, sia al dettaglio che all’ingrosso (1.203). Ma anche le attività immobiliari non se la passano bene con un aumento del 117,4% delle istanze (salite da 135 a 250). Idem le attività di trasporto e magazzinaggio: +49,5% (da 93 a 281 fallimenti). A fallire sono soprattutto i costruttori edili (680, +67,1%), e le aziende che effettuano lavori di costruzione specialistici (413, +70%). A ruota seguono le attività immobiliari ed i trasportatori (202, +75,7%), ma soffrono anche i ristoratori (202 fallimenti) e ed i fabbricanti di mobili (113 procedure, +91,5%). Le difficoltà del settore edili ed immobiliare sono immortalate bene anche dall’impennata delle domande di concordato arrivate da questo comparto: +277,3% per le attività immobiliari, +141,7% per le costruzioni. Boom anche nel settore delle industrie alimentari (+222,2% a quota 29) e nel commercio all’ingrosso, +145,5% a quota 108.

E – contrariamente a quanto si potrebbe immaginare – la città che conquista il primato in questa triste classifica è Milano, un tempo simbolo del potere economico italiano: nel capoluogo lombardo infatti nei primi 5 mesi del 2013 hanno chiuso i battenti 252 aziende, il 10% del totale; seguono Roma (466), Napoli (217), Torino (209) e Brescia (143) come Firenze. A livello regionale il record spetta pertanto alla Lombardia (1211 fallimenti, +95), seguita da Lazio (595, +11,4%) e Veneto (454, +11,5%). Mentre sono Toscana (+38,2% a quota 441), Calabria (153, +24,4%) ed Emilia Romagna (+15,1% a quota 428)

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