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Uccisa da chemio letale in ospedale a Palermo, condannati medici e infermieri

La donna uccisa da una dose di farmaco dieci volte superiore per un errore di trascrizione: 90 al poso di 9 milligrammi.
A cura di Antonio Palma
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Una serie inspiegabile di errori nell’unità operativa di Oncologia medica del Policlinico di Palermo fu alla base dell'atroce morta di Valeria Lembo, la mamma di 34 anni uccisa nel 2011 da una dose letale di farmaco chemioterapico iniettato per sbaglio. È quanto ha stabilito il giudice monocratico del Tribunale del capoluogo siciliano, Claudia Rosini, condannando cinque dei sei imputati nel processo. Pesanti le pene stabilite dalla Corte per medici e infermieri implicati nella dolorosa vicenda della morte della donna. Il giudice infatti è andato oltre le richieste dei pm Francesco Grassi e Emanuele Ravaglioli che rappresentavano l'accusa, assolvendo solo lo studente universitario Gioacchino Mancuso "per non aver commesso il fatto".

La pena più alta è stata per la specializzanda Laura Di Noto, condannata a 7 anni per omicidio colposo e falso e all'interdizione dalla professione medica per sette anni. Per gli stessi reati condannato a sei anni e sei mesi di carcere e a sei anni e sei mesi di interdizione dalla professione invece lo specializzando Alberto Bongiovanni. Quattro anni e sei mesi invece per l'ex primario di Oncologia medica Sergio Palmeri ritenuto colpevole solo di omicidio colposo, mentre le infermiere Clotilde Guarnaccia e Elena D'Emma sono state condannate a 4 anni con interdizione dalla professione infermieristica per 4 anni.

Come ricostruito durante il processo, alla base dell'atroce morte della donna spirata il 29 dicembre 2011 dopo terribili sofferenze a causa del farmaco che le devastò il corpo, ci fu un errore di trascrizione nella prescrizione medica. Un semplice zero che non doveva esserci e che trasformò i 9 milligrammi di farmaco in 90 milligrammi, una dose dieci volte superiore a quella necessaria. Nella sentenza il giudice ha anche fissato una maxi risarcimento di un milione per il marito di Valeria Lembo, costituito parte civile nel processo, quattrocentomila euro ciascuno per i genitori della donna, tutti da liquidare immediatamente, e ottantamila euro per la zia materna di Valeria Lembo.

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