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La storia di Luciana Cristallo: “Ho ucciso il mio ex marito, ma sono innocente”

Nel 2004 Luciana Cristallo, 39 anni, ammazza a coltellate l’ex marito e padre dei suoi quattro figli, Domenico Bruno e insieme al nuovo compagno getta il cadavere nel Tevere, che lo restituisce poco dopo. L’accusa chiede l’ergastolo, ma al processo, incredibilmente, la situazione si ribalta. Ecco perché la donna che ha ucciso suo marito è innocente.
A cura di Angela Marino
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La storia d'amore tra Luciana Cristallo e Domenico Bruno nasce come una favola. Bella, occhi verdi e lunghi capelli castani, Luciana ha solo 17 anni, quando, sulle spiagge di Copanello, sulle infuocate coste calabresi di agosto, incontra Domenico. Alto, avvenente e ricco, il giovane studente di architettura ha sei anni più di lei e un obiettivo: sposarla.Luciana, quarta dei cinque figli di un veterinario della buona borghesia, all'epoca liceale, perde la testa per quel bel ragazzo moro. Acconsente a fare con lui la classica ‘fuitina' e appena compie 18 anni la famiglia dà il consenso alle nozze.

Solo che Luciana non sa chi ha sposato veramente. Ignora, per esempio, che Domenico, rampollo di una ricca e nota famiglia di Catanzaro, sia il figlio del commendator Giuseppe Bruno e della sua cameriera, Santina Marinaro, grazie alla quale il Bruno riesce ad avere un erede nonostante un matrimonio sterile con la moglie Aurora. Domenico cresce con due madri, un padre importante e un conflitto di identità. Vuole essere un Bruno, vuole apparire ricco e affascinante, ai limiti della megalomania. Abbandona gli studi – pur inscenando una festa di laurea per accontentare  sua madre – e poco dopo le nozze apre un night in Calabria, riprendendo la vita libertina di prima.

Un rapporto tempestoso

È il 1983, Luciana è incinta del primo figlio e vive sotto lo stringente controllo della suocera, la cameriera Santina diventata, dopo la morte di Aurora, la seconda moglie del commendatore. Luciana accetta rassegnata quella vita da casalinga fino al 1988, quando, venuta a conoscenza dell'ennesima infedeltà del marito, perde il figlio di cui era incinta. Armi e bagagli, corre a Roma dai suoi genitori e annuncia la separazione. Di fronte al pericolo di perdere quella donna che aveva voluto a tutti i costi, Domenico le fa una proposta: trasferirsi a Roma, lontani dall'asfissiante controllo dei parenti.

Il nuovo inizio a Roma

Il rapporto ricomincia e stavolta sono solo loro due. Cominciano a lavorare insieme in un'agenzia immobiliare. Mentre Domenico apre e chiude uffici a Roma senza mai riuscire a concludere un affare, nascono altri due figli. La libertà di cui godono finalmente marito e moglie si rivela un'arma a doppio taglio. Ormai fuori dalla ‘supervisione' della suocera e di altri, Luciana, che intanto ha aperto una sua attività, diventa l'ossessione di suo marito, che ne è morbosamente geloso.

La gelosia

Anche il più banale motivo innesca reazioni di rabbia incontrollata. Un furore che prima trova sfogo sul mobilio di casa e poi su Luciana, vittima di violenza anche davanti ai ragazzi, tanto che alla questura di Ponte Milvio e al vicino ospedale quella coppia diventa familiare. Nel 2001, dopo anni di sfuriate e riappacificazioni effimere, inizia la separazione. Luciana conosce Fabrizio Rubini, commercialista romano presentatole dal suo avvocato per una consulenza. Tra i due nasce una storia d'amore della quale Domenico Bruno viene informato. E no, non la accetta.

La scomparsa di Domenico Bruno

Ad agosto 2003 Domenico aggredisce Luciana, intimandole di tenere il suo nuovo compagno lontano dai figli. Dopo quell'episodio scatta un'ordinanza restrittiva mentre nello stesso periodo Rubini subisce furti, minacce e aggressioni riconducibili al Bruno. Poi, una sera del 2004, dopo un incontro a cena con la moglie per discutere di alcune questioni che riguardavano i figli, Domenico sparisce. La burrascosa vita di Luciana si assesta, sembra finalmente arrivato il sereno nella casa dove Luciana va a vivere con Fabrizio e i quattro figli. Quando l'incubo sembra finito, però, il Tevere risputa fuori il cadavere di Domenico Bruno, martoriato di coltellate.

Cena con delitto

Ci vorrà un anno per arrivare, attraverso le intercettazioni, alla ex moglie di Bruno. "Siamo stati bravi" dice al telefono Luciana a Fabrizio, una frase che gli inquirenti attribuiscono all'omicidio e all'occultamento del corpo di Domenico Bruno. Confessano. Ammettono di aver caricato il corpo esanime dalla mansarda della Cristallo e di averlo gettato nel Tevere la notte della famosa cena. A uccidere, però, è stato il coltello a serramanico di Luciana, che invoca la legittima difesa: "Mi ha preso per il collo, ho afferrato il coltello sul tavolo e l'ho colpito, non ricordo neanche come".

Il processo

Nell'aula del Tribunale di Roma si apre un processo che farà storia. Da una parte c'è Santina Marinaro, 83enne suocera della Cristallo, costituitasi parte civile per la morte del figlio, dall'altra, ci sono quelli a cui la stampa affibbia la canonica definizione di ‘amanti diabolici': Luciana e Fabrizio. In mezzo, l'accusa, secondo la quale l'omicidio era stato premeditato e la cena in casa Cristallo era solo una trappola.

Una sentenza storica

"Bruno si presentò con i fiori e un vassoio di dolci, non era un bruto", dice il pm. In primo e in secondo grado la versione della Cristallo viene ritenuta credibile. Nel 2014 entrambi gli imputati vengono assolti, Rubini ‘per non aver commesso il fatto' e la Cristallo, in quanto non punibile perché, quando accoltellò il marito, agì per ‘legittima difesa'.

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