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Trieste, rapina, morde e violenta una 17enne alla stazione: 26enne iracheno arrestato

L’uomo, un 26enne richiedente asilo, avrebbe attirato la vittima, fingendo un malore. Poi avrebbe commesso la violenza. L’uomo aveva precedenti penali. Serracchiani: “È un atto odioso, in casi come questi riesco a capire il senso di rigetto”.
A cura di Biagio Chiariello
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Una studentessa di 17 anni è stata rapinata e stuprata in una zona abbandonata della stazione ferroviaria di Trieste da un cittadino iracheno richiedente asilo, Govand Mekail, 26 anni. L’uomo è stato arrestato dalla Polizia. I fatti sono avvenuti nella serata di martedì 9 maggio. Secondo quanto ricostruito dagli agenti delle Volanti, la giovane si sarebbe avvicinato al richiedente asilo per prestargli soccorso, dopo averlo visto a terra. Il 26enne, dolorante, le avrebbe chiesto di accompagnarlo in una zona dello scalo ferroviario dove sono parcheggiati vagoni in disuso. A questo punto, l’iracheno si sarebbe avventato contro la 17enne per poi trascinarla dentro il bagno di una carrozza, derubarla del denaro e picchiata nel tentativo di violenza sessuale.

E’ fortunatamente riuscita a fuggire in pullman. Visibilmente sotto choc, è stata notata in una zona centrale della città da altre tre ragazze, che hanno dato l’allarme. Presentava inoltre una ferita al ginocchio e numerose ecchimosi sul viso, segni di morsi a dimostrazione della brutalità con la quale è stata aggredita. Nel frattempo è partita la caccia all’uomo col 26enne che è stato immediatamente notato e rintracciato a poca distanza del luogo del presunto abuso da una pattuglia in servizio investigativo del Commissariato di Opicina. Repentino il fermo. Sarebbero emersi nei suoi confronti precedenti di polizia per rapina impropria e maltrattamenti in famiglia. La ragazza è stata ricoverata all'ospedale infantile Burlo Garofolo, dove è stata sottoposta al protocollo per le violenze.

“La violenza sessuale è un atto odioso e schifoso sempre, ma risulta socialmente e moralmente ancor più inaccettabile quando è compiuto da chi chiede e ottiene accoglienza nel nostro Paese”, Lo afferma la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, commentando la vicenda avvenuta a Trieste. “In casi come questi riesco a capire il senso di rigetto che si può provare verso individui che commettono crimini così sordidi. Sono convinta che l'obbligo dell'accoglienza umanitaria non possa essere disgiunto da un altrettanto obbligatorio senso di giustizia, da esercitare contro chi rompe un patto di accoglienza. Per quanto mi riguarda, gesti come questo devono prevedere l'espulsione dal nostro Paese, ovviamente dopo assolta la pena. Se c'è un problema di legislazione carente in merito bisogna rimediare” conclude la Serracchiani.

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