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Tenta di stuprarla e poi la massacra a sassate: sconto di pena per Antonio Palleschi

Gilberta Palleschi è scomparsa il 1 novembre 2014 dalle campagne di Sora (Frosinone), dove era andata a fare jogging. Il suo corpo massacrato è stato trovato 40 giorni dopo in una discarica a pochi chilometri dal luogo della scomparsa. Antonio Palleschi, muratore già denunciato per aggressione, è l’autore dell’efferato delitto.
A cura di Angela Marino
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Il 23 febbraio 2017 la Corte d’Appello di Roma ha ridotto la condanna dal carcere a vita a 20 anni di carcere per Antonio Palleschi, l'uomo che il 1° Novembre 2014 ha aggredito sessualmente e ucciso la professoressa Gilberta Palleschi. La condanna del ‘mostro del Fibreno' è stata ridotta dopo una perizia psichiatrica che ha riconosciuto per l'imputato la seminfermità mentale.

Aggredita mentre va a fare jogging, l'omicidio di Gilberta

A Sora, popolosa cittadina alle pendici dell'Appennino Centrale al confine tra Lazio e Abruzzo, quell’uomo tranquillo che lavorava per una impresa edile era conosciuto per aver molestato e aggredito diverse donne. Solo una di loro, però, aveva avuto il coraggio ripercorrere quella terribile esperienza e denunciarlo. Antonio Palleschi aveva scontato così un anno di reclusione agli arresti domiciliari, nel 2009, per aver tentato di strangolare la donna. Ma un predatore sessuale non si ferma, ha continuamente bisogno di placare i suoi istinti e così, quando Gilberta Palleschi, 57 anni, insegnante d’inglese single e omonima del 43enne sparì dopo essere uscita per fare una corsa jogging, a qualcuno venne in mente che quell’uomo potesse avere incrociato la strada dell'insegnante.

Il 2 novembre 2917, un giorno dopo la scomparsa di Gilberta, i gioielli che indossava erano stati venduti a un compro-oro della zona, mentre i suoi effetti personali – compresi gli occhiali da sole, un auricolare spezzato e un bracciale – erano stati trovati nelle campagne a 7 chilometri dalla sua casa. Gli oggetti erano danneggiati, segno che erano caduti o erano stati abbandonati dopo una colluttazione. Era verosimile che qualcuno avesse fatto del male alla donna e le autorità passarono al vaglio le immagini delle videocamere di sicurezza delle villette del circondario. Dai video si notava il passaggio di diverse auto, tra cui una Nissan Micra nera appartenente a un soggetto che aveva una precedente: una aggressione risalente al 2009

La confessione

Antonio Palleschi fu fermato e confessò l’omicidio della professoressa. Fu lui a condurre le forze dell’ordine sul luogo del delitto. Il 10 dicembre, in un canalone, sul greto di un fiume, fu trovato il cadavere martoriato della donna. La testa era stata quasi decapitata, il volto sfigurato, non aveva i pantaloni né l’intimo. La dinamica del delitto appariva agghiacciante. L’uomo- come ricostruiscono gli investigatori – aveva seguito la donna nella sua quotidiana passeggiata e poi aveva tentato un approccio sessuale. Quando lei si era ribellata il suo aguzzino l'aveva scaraventata sull'erba e aveva cominciato a prenderla a calci in testa, arrivando quasi ad amputargliela.  Credendola morta l'aveva poi caricata in auto per trasportarla  in una discarica a Campoli Appennino, dove l'aveva scaricata. Gilberta, però, era ancora viva, così il suo assassino aveva preso un masso pesante circa 6 chili e l'aveva colpita violentemente. Neanche allora la donna era morta. Avrebbe esalato l'ultimo respiro tra atroci sofferenze alcune ore dopo, restando in balia degli animali selvatici. Il giorno dopo, racconta Palleschi, era tornato sulla scena del delitto e si era masturbato sul cadavere.“Ero uscito per cercare una donna” disse il 43enne agli inquirenti "ho preso la prima che capitava". In paese, intanto, si diffondeva la voce di quel delitto così abietto da non contare precedenti negli ultimi vent'anni nella zona del basso Lazio.

‘Il delitto più efferato degli ultimi vent'anni'

Quando inizia il processo la difesa di Palleschi richiede una perizia psichiatrica. Il ‘mostro del Fibreno’, come la stampa locale prende a chiamarlo, è socialmente pericoloso e al momento del fatto era solo in parte capace di intendere e volere. Insomma, il muratore è un criminale sessuale i cui istinti sono incontenibili e la cui pericolosità sociale è altissima. Il processo di primo grado si conclude con la condanna all’ergastolo: niente sconti per il mostro. La famiglia plaude la sentenza. Sarà il processo d'appello, la cui sentenza verrà emessa il prossimo 23 Febbraio a confermare o meno la pena del carcere a vita.  In attesa del verdetto, la famiglia della vittima ha diffuso un video che ricostruisce gli ultimi momenti di vita di Gilberta: "Non possiamo arrenderci al fatto che quel mostro possa farla franca – dicono Roberto e Giuliana, fratello e cognato d'insegnante di Sora – I giudici della Corte d'Assise d'Appello devono rendersi conto della pericolosità di un simile personaggio. Solo vedendo queste immagini si potrà prendere piena coscienza della sofferenza patita da Gilberta".

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