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Stragi mafia: “Faccia da mostro” ha un nome, l’uomo identificato dai pentiti come agente dei servizi

Secondo la Procura di Caltanissetta che ha raccolto le dichiarazioni dei pentiti sarebbe un ex agente ora in pensione l’uomo dal volto deformato che avrebbe avuto un ruolo nelle stragi di mafia.
A cura di A. P.
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Nuova svolta nelle indagini sulle stragi di mafia che colpirono Falcone e Borsellino. Come racconta Il Fatto Quotidiano la Procura di Caltanissetta, infatti, starebbe stringendo il cerchio attorno a chi partecipò all'organizzazione degli attentati pur essendo esterno a Cosa nostra, lavorando come cerniera tra l'organizzazione criminale e i servizi segreti deviati.  Secondo i Pm siciliani che indagano infatti avrebbe un nome “Faccia da Mostro“, l'uomo con il tesserino dei servizi in tasca che appare e scompare sullo sfondo di ogni strage e attentato di mafia negli anni 90, dall'Addaura  a Capaci, a via D'amelio. Come ricostruito dai magistrati in base alle testimonianze dei pentiti, si tratterebbe di Giovanni Aiello, un ex dirigente di polizia in pensione con il volto sfigurato a causa dell’accidentale esplosione di un’arma da fuoco. Il nome di Aiello non è nuovo alla Procura che lo aveva iscritto nel registro degli indagati già nel 2012 per concorso esterno in associazione mafiosa, prima che la sua posizione venisse archiviata, ma spesso il suo nome è stato tirato in ballo dai pentiti.

Si indaga su una donna dei servizi – Non solo, descrizioni di un uomo con la faccia deturpata sul luogo degli attentati mafiosi sono state fatte nel corso degli anni da diversi testimoni delle stragi di mafia compiute tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90. Sempre come ricorda Il Fatto a parlare di Faccia da Mostro era stato il boss Luigi Ilardo, collocandolo a Villagrazia quando uccisero il poliziotto Nino Agostino, ma anche il padre dell'agente che racconta di un uomo con il volto deturpato che andò a bussare a casa sua pochi giorni prima del delitto. A parlare di faccia da mostro è stato per ultimo Nino Lo Giudice, un calabrese affiliato alla ‘Ndrangheta, che però ha parlato anche di una sua assistente, una tale Antonella, sempre dei servizi deviati dello Stato e addestrata in una base militare in Sardegna. Di una donna collaboratrice dell'uomo però hanno parlato anche altri pentiti e su queste dichiarazioni ora i giudici vogliono vederci chiaro per capire finalmente chi erano gli uomini non affiliati a Cosa Nostra che parteciparono alle stragi di mafia.

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