Il caso delle piste da sci sul ghiacciaio del Pitztal, quando l’overtourism rischia di rovinare la natura

Hanno fatto molto discutere le immagini che hanno ripreso i centinaia di sciatori ammassati in fila per l'apertura delle piste austriache del Pitztal, nel Tirolo. Migliaia di persone, già a inizio novembre, si sono riversate sulle piste innevate anche in tutta Italia, dando il via alla stagione invernale con settimane d’anticipo. Le immagini, diventate virali, mostrano code agli impianti, sciatori ammassati e un paesaggio alpino trasformato in un parco tematico a cielo aperto, un po' come nell'episodio di Roccaraso. L’episodio ha riacceso il dibattito su un fenomeno sempre più evidente anche in alta quota: l’overtourism. Se un tempo riguardava più che altro le città o le mete balneari, oggi coinvolge sempre più spesso le montagne, luoghi naturali e preziosi per biodiversità ed ecosistema, che rischiano di perdere la loro identità a causa di un turismo di massa davvero spaventosamente fuori controllo.
Il caso Pitztal, quando sciare rovina la natura
Sul ghiacciaio del Pitztal, uno dei più alti d’Austria, la stagione sciistica è partita anche quest'anno prima del previsto. L’afflusso di sciatori è stato tale da creare ingorghi, lunghe attese e un’intensa attività sugli impianti, come se fosse l'unica pista per sciare disponibile al mondo. L’apertura anticipata, vista da molti come un segnale positivo per l’economia locale, è però il sintomo di una tendenza allarmante, ovvero quella di un turismo che non conosce quasi più limiti e che, cosa ancora più grave, non rispetta i tempi della natura. I ghiacciai, già indeboliti dal cambiamento climatico, diventano così terreno di consumo e le piste vengono battute anche in condizioni climatiche non sempre idonee, mentre il traffico e l'inquinamento luminoso alterano un ecosistema fragile. La montagna, da luogo di silenzio e tranquillità, si trasforma in posto di consumo continuo, dove è la natura che sta subendo le perdite maggiori. Il video del Pitztal non è solo immagine virale, ma simbolo di un modello che rischia di distruggere la montagna più autentica.
Overtourism ad alta quota
Il termine overtourism indica la situazione in cui l’afflusso di visitatori supera la capacità di accoglienza e sostenibilità di un luogo. Nelle località alpine, il fenomeno assume tratti davvero caratteristici, diversi dalle altre tipologie di overtourism. Le montagne, per loro natura, non sono spazi illimitati, ma hanno risorse idriche, ecosistemi e comunità che vivono di equilibri particolarmente sottili. Quando migliaia di turisti si concentrano nello stesso periodo e negli stessi luoghi, questi equilibri si spezzano. In estate, i sentieri più noti vengono invasi da escursionisti in cerca spesso solo di scatti perfetti da pubblicare sulle proprie pagine social, mentre in inverno, come nel caso Patztal, le piste da sci si affollano ben oltre la loro capienza. Oltre all'ambiente sottoposto a stress sempre più crescente, si ha anche una popolazione locale che si trova a dover convivere con un’economia basata su stagioni brevi, faticose e spesso insostenibili. In luoghi come Hallstatt, in Austria, o Zermatt, in Svizzera, le autorità hanno dovuto introdurre limiti agli ingressi e restrizioni per arginare un turismo divenuto ingestibile. Anche in molte località italiane, dalle Dolomiti alla Valtellina, si comincia a discutere di come regolamentare l’afflusso per non compromettere la qualità dell’ambiente e della vita. Negli ultimi anni la montagna sta rischiando di diventare una scenografia da cartolina, svuotata della sua autenticità.