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Boom di piatti pronti per pranzo: perché non portiamo più la schiscetta a lavoro

Secondo quanto riportato dalla società di analisi dei dati Circana, i piatti pronti sono in aumento: questa soluzione rimpiazzerà la tanto amata schiscetta?
A cura di Arianna Colzi
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La schiscetta è la protagonista di ogni pausa pranzo in ufficio o all'università. Ora però i piatti pronti sembrano destinati a rimpiazzarla, come testimoniano i dati raccolti dalla società di ricerca Circana pubblicati su Il Sole 24 Ore. Il settore del ready to eat, ossia i piatti pronti per essere mangiati appunto, rappresenta il 3,5% di tutto il foodservice con una crescita del 15,3% rispetto al 2017. In Italia l'abitudine di comprare e mangiare piatti già pronti durante la pausa pranzo è meno diffusa rispetto agli altri Paesi europei. Pur essendo un Paese molto attaccato alle proprie tradizioni culinarie, così come all'idea di prepararsi il pranzo a casa, anche per risparmiare, i piatti pronti stanno conquistando anche il mercato italiano.

I piatti pronti rimpiazzano le schiscette

Il tempo, si sa, è l'ossessione di questo millennio. Nelle nostre giornate ci troviamo a rosicchiare minuti e ritagliare piccole parentesi per riuscire a goderci la nostra giornata fuori dagli impegni, soprattutto lavorativi. Per questo anche in pausa pranzo comprare qualcosa di veloce e già pronto, magari solo da riscaldare, sta diventando una pratica quasi necessaria: "I pasti pronti acquistati presso negozi e supermercati, un tempo considerati un’opzione secondaria, stanno diventando concorrenti di bar e ristoranti. I consumatori non sono più legati alle categorie tradizionali, ma prendono decisioni basate sull’accessibilità, sul valore e sull’esperienza, a prescindere che provengano», dichiara al Edurne Uranga, vice presidente Foodservice Europe di Circana, a Il Sole 24 Ore.

Se il settore della ristorante ha visto un calo nei servizi take away dal 79% al 71 di giugno 2024, i retail, dunque i supermercati e altri, vedono aumentare le vendite di prodotti già pronti dal 21% al 23%. Sempre più spesso, infatti, i supermercati presentano servizi di ristorazione a prezzi competitivi, prodotti da forno e prodotti caldi e pronti. Molti ristoratori, nel periodo post pandemia, poi, avevano lamentato un calo del fatturato secondo loro imputabile a un aumento dello smart working: a quasi cinque anni dallo scoppio della pandemia da Covid-19 è evidente come il delivery, il take away e la necessità di acquistare pasti già pronti e da riscaldare persistano anche tra coloro che non lavorano ogni giorno in ufficio.

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