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Met Gala, tutti parlano dei look sul red carpet ma nessuno della mostra che li ha ispirati

Ogni anno il tema del Met Gala riprende la mostra allestita presso il Costume Institute del Metropolitan Museum of Art. Ecco cosa c’era dietro i look sfoggiati sul red carpet dagli invitati.
A cura di Giusy Dente
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Ogni primo lunedì del mese di maggio tradizione vuole che si svolga il Met Gala, evento prestigioso che edizione dopo edizione (dal 1948 in poi) attira a New York celebrities provenienti da ogni parte del mondo. L'evento è una celebrazione della moda e nasce come serata di raccolta fondi da destinare al Costume Institute del Metropolitan Museum of Art, la location che ospita da sempre la serata. Parallelamente, la kermesse serve anche per aprire al pubblico le porte dell'annuale mostra del museo: funge insomma da inaugurazione ufficiale dell'esposizione. Nel tempo, però, il Met Gala è diventato sempre più una vera e propria gara di stile. Ogni edizione presenta agli invitati un rigido dress code da rispettare e ogni volta sfilano sul red carpet creazioni spettacolari, realizzate per interpretare il tema. Gli outfit, all'indomani della kermesse, sono inevitabilmente il principale argomento: ma nessuno parla della mostra che li ha ispirati.

Apre al pubblico la mostra del Costume Institute

Sleeping Beauties: Reawakening Fashion è il titolo della mostra visitabile dal 10 maggio al 2 settembre presso il Metropolitan Museum of Art. È un viaggio in 400 anni di storia della moda che passa attraverso circa 250 abiti e accessori provenienti della collezione permanente del museo, tutti ispirati alla natura.

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L'allestimento prevede un'iconografia legata alla natura, che prevede anche immagini generate con l’intelligenza artificiale, videoanimazioni e contributi sonori. Ogni ambiente punta a stimolare non solo la vista e l'udito, ma anche il tatto e l’olfatto. Nella sua interezza il percorso è una metafora della fragilità e del carattere effimero della moda, messi in parallelo coi temi ciclici della rinascita e del rinnovamento, che riguardano appunto anche la natura.

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Ecco perché la mostra è strutturata in tre sezioni: Terra, Acqua, Aria. Trovano posto per esempio i cappelli a fiori di Cristóbal Balenciaga, le creazioni di Elsa Schiaparelli, un originale cappotto di J.W. Anderson fatto di segale e avena, l’abito Butterfly di Charles James, il vestito di Alexander McQueen fatto di gusci di vongole.

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Non a caso come tema della serata è stato scelto The Garden of Time, ispirato al racconto di J.G. Ballard del 1962. In accordo col titolo dell'opera, è stato chiesto agli invitati di darne una libera interpretazione, proponendo una loro personale versione della riflessione sul passare del tempo, sulla transitorità della bellezza e la fragilità della vita. La storia narrata da Ballard, infatti, è quella di una coppia che cerca di ingannare il tempo, senza rendersi conto di averne invece accelerato inesorabilmente il corso.

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