La modella “che non esiste” finisce su Vogue: l’intelligenza artificiale debutta sulla rivista di moda

L'intelligenza artificiale sta "invadendo" ogni aspetto della nostra quotidianità e, se da un lato può essere considerata un'ottima soluzione per velocizzare i lavori di ricerca, dall'altro nasconde diversi rischi, primo tra tutti quello di creare confusione tra realtà e finzione. A darne l'ennesima prova è stato il servizio fotografico realizzato dal marchio Guess e pubblicato sull'edizione cartacea di agosto di Vogue America, la cui protagonista è una modella "che non esiste". Sebbene sembri una donna "vera", in realtà è stata generata dall'AI e la cosa ha generato non poche critiche, visto che promuoverebbe un ideale di bellezza irrealistico e irraggiungibile.
La svolta "virtuale" di Vogue America
Sfogliando le pagine del numero di agosto di Vogue America, ci si imbatte in uno shooting firmato Guess che mostra una modella meravigliosa e apparentemente perfetta. Occhi azzurri penetranti, capelli biondi ondulati e fluenti, bocca carnosa e un'impeccabile silhouette a clessidra: tra un sinuoso tubino a righe e una sbarazzina chemisier floreale, la top model lascia senza fiato per la sua bellezza. La cosa che in pochi sanno, però, è che la donna immortalata non esiste, è stata creata con l'intelligenza artificiale da Seraphinne Vallora, un’agenzia che realizza contenuti per campagne pubblicitarie servendosi solo di questa nuova tecnologia. Si tratta di una vera e propria svolta nel settore, visto che fino ad oggi nessuna modella "artificiale" aveva debuttato su Vogue, rivista considerata la "bibbia della moda".
Innovazione o sconfitta dell'inclusività?
Nonostante sotto le foto della modella sia stata inserita la didascalia "Produced by Seraphinne Vallora on AI", tanto è bastato per dare il via a un acceso dibattito social: è giusto promuovere degli standard di bellezza irreali in un modo dominato dalle apparenze? Assolutamente no ma per avere una visione completa è necessario analizzare la questione da un altro punto di vista. Con l'intelligenza artificiale non si intende rimpiazzare le modelle in carne e ossa ma semplicemente ridurre i tempi di produzione. Per una campagna pubblicitaria tradizionale occorrono mesi e mesi di lavoro, oltre che costi elevatissimi tra viaggi, permessi e set, mentre con l'AI diventa tutto più semplice veloce. Certo, anche una creazione virtuale può richiedere fino un mese di studio (e contratti da oltre 100mila euro), ma è chiaro che permette di soddisfare al 100% le esigenze del cliente. Le modelle virtuali rappresentano un'innovazione o sono solo l'ennesima sconfitta dell'inclusività?