A Firenze riapre il Museo del costume a Palazzo Pitti: la storia della moda dialoga con l’arte
Il Museo della moda e del costume torna a incantare Firenze. In un dialogo incessante tra moda e arte, l'istituzione riapre, comeannunciato lo scorso dicembre, con un nuovo allestimento all'interno di Palazzo Pitti. La storia della moda italiana e internazionale viene celebrata in otto nuove sale, dove sono esposti abiti e accessori dal Settecento agli anni Duemila. Dopo quattro anni di lavori di ristrutturazione e di chiusura al pubblico, riapre il percorso che è stato inaugurato nel 1983 e che vanta il fatto di essere stato il primo museo statale italiano dedicato al costume e alla moda, alla sua storia e alla celebrazione dell'alta sartoria italiana.
Cosa vedere al Museo della moda e del costume
Nelle sale restaurate sarà possibile trovare scarpe borse ventagli e altri accessori che vanno dal Settecento al Duemila messe a confronto con alcune delle opere provenienti dalla Galleria degli Uffizi, da Carle Vanloo agli artisti dell'avanguardia italiana come Alberto Burri, Corddao Cagli e Massimo Campigli. Dodici nuove sale dello storico palazzo fiorentino, più il Saloncino da ballo, riprendono l'idea di Kirsten Aschengreen Piacenti, ex direttrice del Museo degli Argenti e figura chiave nel portare avanti il progetto di una galleria dei costumi che celebrasse la tradizione italiana.
Si parte dagli abiti à la française tipici dell'ultimo secolo della Monarchia francese prima della Rivoluzione, per poi proseguire con capi della Restaurazione, come abiti da pomeriggio di inizio Ottocento in taffetas e abiti da sposa rappresentativi dei gusti dell'epoca, come quelli in raso firmati Charles Frederick Worth. Non mancano anche i capi più moderni firmati da quella che sarà la pioniera della moda borghese, incensata dal New York Times per le sue creazioni contemporanee e rivoluzionarie: Catherine Donovan, che diventerà la designer più amata dai Vanderbilt e altre famiglie newyorchesi, che faranno la fila nella sua boutique in Madison Avenue.
Come racconta la curatrice della mostra Vanessa Gavioli l'obiettivo dell'esposizione era "che dal racconto di questo itinerario emergessero i momenti salienti di una raccolta di 15mila numeri di inventario. Ovviamente per ragioni conservative vi saranno rotazioni ma la griglia cronologica e concettuale rimarrà stabile". Insomma, il tuffo nella storia degli abiti, prettamente femminili, rimarrà lì, a disposizione dello sguardo del visitatore. Ma il vero fulcro, per gli amanti della moda contemporanea, sono gli omaggi ai grandi designer del secolo scorso, da Elsa Schiaparelli a Emilio Schubert, noto come il sarto delle dive poiché realizzava i vestiti per Gina Lollobrigida e Sophia Loren negli splendidi anni Cinquanta e Sessanta.
La rivoluzione culturale a opera di grandi stilisti corre parallela ai grandi divi della storia della musica e del cinema. Lungo le sale di Palazzo Pitti si susseguono i capi ideati da Gianni Versace e indossate dalla regina dalla bambola del pop italiano, Patty Pravo. Nella rivoluzione culturale delle forme, dei colori e della rivendicazione della libertà sessuale si inserisce anche Jean Paul Gaultier, la cui guaina nera indossata da Madonna ha trasformato la lingerie in un abito da sera a tutti gli effetti. Un viaggio anche emotivo che colloca la moda nell'Olimpo dell'arte, esaltando creazioni di cui spesso, ancora oggi, non si comprende il valore storico, artistico e rivoluzionario.