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Alice Pomiato, la spesa green non è un lusso: “Non siamo educati a pensare in modo sostenibile”

Essere sostenibili è un lusso? No, il problema è che manca un’educazione di base alla sostenibilità, che è qualcosa che non conosciamo. Alice Pomiato a Fanpage.it ha dato alcuni spunti per una spesa sostenibile ed economica.
A cura di Giusy Dente
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Alice Pomiato, Instagram @aliceful
Alice Pomiato, Instagram @aliceful

Alice Pomiato ha fatto dell'educazione alla sostenibilità una vera e propria missione. Sui social si occupa proprio di sensibilizzare le persone a condurre uno stile di vita più etico. I contenuti che propone alla sua community sono orientati tutti al rispetto dell'ambiente sotto diversi aspetti: alimentazione più vegetale, gestione consapevole del denaro, turismo lento a impatto zero. La sua voce è una delle più autorevoli e si leva forte e chiara per denunciare i modelli di consumo che quotidianamente, giorno dopo giorno, gravano sul nostro pianeta spingendolo alla distruzione. E in questo meccanismo tutti hanno un ruolo, dalle istituzioni alle aziende. La collettività, però, è fatta di singoli individui: ognuno di noi nel suo piccolo può fare la differenza. Come? Lo ha illustrato a Fanpage.it, smascherando il falso mito che essere green sia un lusso.

Essere sostenibili è un lusso?

Spesso ci si nasconde dietro la maschera del "essere sostenibili è un lusso". Ma è davvero così? Alice Pomiato sui suoi social cerca di dimostrare il contrario e lo ha ribadito anche a Fanpage.it, a cui ha spiegato che il primo passo è percepirsi non solo come individui, ma come territorio, comunità, società. E per questo serve un'adeguata educazione, al momento assente: "Non comprare usa e getta, riutilizzare, dare seconda vita: è per le tasche di molti perché significa una non-spesa nel lungo termine, ma non tutti hanno il tempo e la sensibilità per farlo. Per dare importanza alle cose c’è bisogno di capirle e noi non siamo stati educati a pensare in modo sostenibile e alla complessità della sostenibilità. Di conseguenza, se non riusciamo a capire una cosa, ci risulta difficile sceglierla".

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Perché il BIO ha prezzi meno popolari

Si definisce BIO il cibo proveniente da agricoltura biologica e da allevamento biologico. Sono alimenti coltivati senza diserbanti, pesticidi e insetticidi; alla base, si sono allevamenti che non impiegano ormoni e mangimi chimici, nel pieno rispetto del benessere degli animali, che purtroppo non può essere garantito negli allevamenti intensivi. Insomma, l'agricoltura biologica risponde ad altri ritmi e ad un altro tipo di regole rispetto alla grande distribuzione organizzata. Alice Pomiato ha specificato a tal proposito: "Il sistema della GDO distribuisce prodotti che provengono principalmente da un tipo di agricoltura industriale e su larga scala, fatta di monocolture, processi standard, tanti intermediari. Il tutto poggia letteralmente sul petrolio che viene utilizzato per gli agrofarmaci, muovere i macchinari utilizzati, i trasporti, i frighi, gli abbattitori. È estremamente energivoro. Tutto questo produce grandi quantità di cibo tutte uguali e a dei prezzi accessibili".

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Accessibilità economica però non fa rima con sostenibilità ambientale e sociale:  "Le esternalità negative di tutto questo non sono conteggiate. In che condizioni lavora la mano d’opera? Quali sono gli impatti sul territorio e sulla biodiversità? Sulla nostra salute a lungo termine? Quanto cibo viene sprecato? Questa produzione di cibo mira realmente a sfamare le comunità o serve a iperprodurre, generando grande spreco e arricchendo poche persone che non si sporcano le mani? Tutte domande che un sistema agroalimentare che mira esclusivamente al profitto sui grandi volumi, non vuole che ci facciamo".

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Cosa nasconde la fast fashion

Siamo abituati ad acquistare i nostri vestiti in grandi catene che propongono abbigliamento a basso costo. Ma ciò che si risparmia, su chi ricade? I retroscena sono preoccupanti e impattano moltissimo su tanti aspetti. Lo ha spiegato molto bene Alice Pomiato, analizzando il fenomeno della fast fashion: "Si tratta di capi principalmente composti di fibre sintetiche derivate dal petrolio e unite a fibre naturali come il cotone. Questo permette ai capi di essere comodi, elastici, ma li rende completamente irriciclabili a fine vita. Questo perché per essere riciclabile un capo deve essere fatto della stessa unica fibra. Sono capi prodotti in zone del mondo dove non ci sono coperture sindacali e condizioni di lavoro dignitoso, per risparmiare sulla mano d’opera. Le collezioni proposte sono 54 o più l’anno, una a settimana. La quantità immensa di capi prodotti è ingestibile anche dagli store, molta diventa rifiuto. Sono capi che vengono realizzati e smaltiti in altri paesi. Coltiviamo il cotone lì (coltivazione non a basso impatto), si lavorano lì le fibre e si utilizzano processi che non tengono conto delle implicazioni ambientali (rilasciamo acqua inquinata nei fiumi), sfruttiamo mano d’opera a basso impatto".

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Consigli pratici per una spesa sostenibile ed economica

Alice Pomiato sa che con piccole accortezze è possibile fare acquisti in modo sostenibile, consapevole e rispettoso, ma tenendo d'occhio il portafogli. Ad esempio sul fronte alimentare le sue dritte sono: "Fai una ricerca su Google Maps e cerca i produttori bio più vicini a te. Se puoi, compra da loro quel che hanno da offrire, abbonati ad un servizio che consegna le loro cassette a casa. Scegli una spesa il più possibile a base vegetale, locale, stagionale e proveniente da agricoltura responsabile. Evita i prodotti troppo processati, ricchi di zuccheri o sale. Sperimenta in cucina la biodiversità di cereali, legumi, frutta, frutta secca, verdure, oli, semi, funghi, alghe, erbe spontanee e diversi metodi di cottura, essiccazione, fermentazione".

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È possibile fare spesa green ed economica anche per quanto riguarda detersivi e cosmetica: "Sempre su Google Maps cerca i negozi di sfuso e scegli i prodotti per la cura della casa che fanno per te. Puoi anche pensare di autoprodurli, ci sono tanti tutorial online. Le aziende eco bio stanno lavorando molto per migliorare le proprie formule,e proporre detersivi in pastiglia, per esempio. Per quanto riguarda la cosmesi, anche qui si stanno facendo passi da gigante con formulazioni provenienti da economia circolare, brand che lavorano con le piante officinali del territorio e molto altro. Sempre più plastic-free in attesa che diventi legale anche la cosmetica sfusa".

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Venendo all'abbigliamento anche qui, con un po' di impegno, si può fare tanta strada, migliorando i propri stili di vita e le proprie abitudini, orientandole a modelli più green: "Sempre su Google Maps (il vostro migliore amico) cercate i negozi vintage e dell’usato vicino a voi. Se vi serve qualcosa che non trovate online, cercate brand sostenibili o stilisti che lavorano con l'upcycling".

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