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Standard & Poor’s: c’è il rischio di un nuovo taglio del rating

L’Italia si è vista tagliare il suo rating da A da A +, con outlook negativo. Ma potrebbe essere solo la prima di una serie di bocciature. S&P minaccia un nuovo downgrading. E si attendono misure analoghe da parte di Moody’s e Fitch. Scongiurato, comunque, il rischio default.
A cura di Biagio Chiariello
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S&P: l'Italia rischia un nuovo taglio del rating

Stamattina l'Italia si è svegliata col piede sbagliato. Ma il declassamento operato da Standard and Poor's che, di fatto, ha messo in forse la capacità del nostro Paese di pagare il debito pubblico, sostenendo così la debolezza dei titoli italiani sul mercato, potrebbe essere solo l'inizio del buio. L'Italia infatti rischia "un nuovo taglio del rating" nei prossimi 12-18 mesi. Lo ha affermato Mertiz Kraemer ,managing director della divisione European sovereign ratings dell'agenzia americana che questa notte ha tagliato il rating italiano da A+ ad A. L'analista ha specificato che i rischi di un nuovo downgrade saranno tanto più alti, quanto minori saranno le capacità del nostro Paese di crescere su ritmi più sostenuti. Kraemer precisa comunque che il rischio di un default rimane una possibilità "estremamente remota".

"L'Italia potrebbe subire un ulteriore incremento dei costi di finanziamento, ma S&P non ritiene che il paese possa essere escluso totalmente dal mercato" come avvenuto in Grecia. Al contrario quello dell'Italia rimane un rating alto, ma c'è il "rischio ragionevole" di un taglio del rating. La Spagna, ha inoltre commentato Kraemer, ha dimostrato una capacità di "risposta più veloce" dell'Italia dove "è mancato un consenso trasversale sulle misure di austerità", aggiungendo che "il governo ha fatto poco per elevare il potenziale di crescita [del paese]".

Nonostante la notizia del downgrade sia stata colta come un' amara sorpresa, l'avvenimento era tutt'altro che inatteso. Già lo scorso maggio S&P, evidenziando le prospettive di una crescita debole e l'incertezza della realizzazione delle riforme, aveva abbassato l'outlook nostrano da stabile e negativo, lasciando invariato, con riserva, il rating. Quattro mesi dopo è arrivato l'inesorabile declassamento. La reazione del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi non si è fatta attendere: "Valutazioni che appaiono viziate da considerazioni politiche, più che dalla realtà dei fatti", si legge in un comunicato diramato da Palazzo Chigi. Secca la replica di S&P: "I rating sovrani di Standard & Poor's sono valutazioni apolitiche e prospettiche del rischio di credito fornite agli investitori".

L'implacabile giudizio dell'agenzia internazionale – che peraltro potrebbe essere seguita da quello di Moody, che ha previsto la sua revisione per il prossimo venerdì – fa riferimento soprattutto all'obiettivo di pareggio di bilancio, fissato per il 2013, a fronte dei 60 miliardi di risparmio valutati nella manovra correttiva: "difficili da raggiungere" per S&P. "Ci aspettiamo – si legge nel rapporto – che la fragile coalizione di governo e le differenze politiche all'interno del Parlamento continueranno a limitare la capacità dell'esecutivo di rispondere in maniera decisa alle sfide macro-economiche interne ed esterne".

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