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Crescita debole e paralisi politica: S&P passa l’outlook dell’Italia da stabile a negativo

La Standard & Poor’s ha confermato il rating dell’Italia, ma ha passato l’outlook da stabile a negativo. Nell’analisi della società si evidenziano le prospettive di una crescita debole e l’incertezza della realizzazione delle riforme.
A cura di Alfonso Biondi
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"Le attuali prospettive di crescita dell'Italia sono deboli e l'impegno politico per le riforme che aumentino la produttività sembra incerto". E' questo quanto si può leggere in una nota della Standard & Poor's, una delle più accreditate società a livello mondiale nel realizzare ricerche finanziarie e analisi su titoli azionari e obbligazioni. La società ha quindi tagliato l'outlook dell'Italia da stabile a negativo, confermando il rating A+ al debito a lungo termine e il rating A-1+ al debito a breve termine. Nel documento redatto da S&P si legge che il potenziale ingorgo politico (probabilmente accentuato dai risultati di queste elezioni amministrative) potrebbe dare un forte contributo a "un rilassamento nella gestione del debito pubblico". Per questo motivo la società ritiene che le siano diminuite le prospettive dell'Italia di ridurre il debito pubblico.

L'outlook negativo sull'Italia è frutto della "previsione di S&P dei rischi collegati al piano di riduzione del debito nel periodo 2011-2014 e implica una possibilità su tre che i rating possano essere ridotti nei prossimi 24 mesi". I rischi per il nostro Paese riguarderebbero il mancato rispetto delle nostre attuali stime di crescita economica, stime che nel periodo 2011-2014 prevedono un +1,3%. Per questo il debito dell'Italia potrebbe ristagnare ai livelli attuali, livelli che comunque risultano molto alti.

Tuttavia Standard & Poor's ha confermato che i rating potrebbero restare al livello attuale qualora l'esecutivo italiano riuscisse a porre in essere delle riforme strutturali che garantiscano delle prospettive credibili di una crescita economica più elevata e una più celere riduzione del debito pubblico.

Insomma è importante che il governo si dia da fare per stimolare le crescita, anche perché, secondo quanto emerge dall'analisi di S&P, "le misure strutturali attuate nel 2010 e quelle contenute nel Piano Nazionale di Riforma recentemente aggiornato non sono sufficienti a stimolare la crescita economica nel medio termine". Tuttavia, continua S&P, permangono alcune fragilità nella coalizione di governo che potrebbero ostacolare il varo delle riforme strutturali.

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