Sinner se la prende col team durante il match con Shelton: fa una richiesta, poi li fulmina con lo sguardo

Nel pieno del suo cammino trionfale al Masters 1000 di Parigi, Jannik Sinner ha vissuto un momento di tensione inaspettato con il suo team. Nel secondo set del match dei quarti contro Ben Shelton, l'azzurro, che poco prima aveva strappato il servizio all'americano, ha improvvisamente perso lucidità e, dopo aver subito il controbreak, si è voltato verso il suo box con evidente nervosismo.
In quell'istante, le telecamere hanno catturato una discussione piuttosto accesa tra Sinner e il suo staff. L'altoatesino, visibilmente contrariato, si è avvicinato all'angolo e ha chiesto più partecipazione, lamentando un atteggiamento troppo silenzioso in un frangente delicato. Si sente soltanto una frase, "non vorrei mi rubasse il set", ma basta a far intuire l'irritazione del numero due del mondo.

Il tennista italiano ha poi cercato di spronare il gruppo con un "Alé!" urlato verso il box, come a volerli trascinare dentro al match. Tornando in campo, però, ha notato che la risposta non era arrivata: si è voltato di nuovo, lanciando uno sguardo gelido e un gesto eloquente con le mani, quasi a pretendere un segnale immediato. Solo a quel punto dallo staff è partito un timido "Alé, Alé. Forza!", segno che il messaggio era stato finalmente recepito.
Da quel momento, Sinner ha ritrovato concentrazione e ritmo, chiudendo l'incontro con un perentorio 6-3 6-3 in poco più di un'ora. Un successo che lo ha proiettato in semifinale e lo mantiene in corsa per il numero 1 del ranking ATP, traguardo che, complice l'inaspettata eliminazione di Alcaraz all'esordio, potrebbe raggiungere già a Parigi in caso di trionfo finale.

Oltre alla vittoria, però, resta quell'episodio che fotografa perfettamente il carattere del campione azzurro: pretende intensità e coinvolgimento totale, anche da chi lo accompagna fuori dal campo. Un segnale della sua maturità, della volontà di controllare ogni dettaglio. E di un Sinner sempre più leader e perfezionista. Come dimostra, semmai ce ne fosse bisogno, la lucidissima analisi fatta a caldo nell'intervista post-match.