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Djokovic arrestato in Australia: passerà il weekend in un luogo segreto in attesa del ricorso

Djokovic è attualmente ufficialmente in stato di fermo in Australia dopo la cancellazione del suo visto. Una situazione che durerà per tutto il week-end prima della decisione definitiva.
A cura di Marco Beltrami
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Altro giro, altra corsa anche se questa volta però sarà l'ultima. Novak Djokovic è stato arrestato dalle autorità di frontiera australiane nelle prime ore di questo week-end in cui si deciderà se dovrà lasciare o meno la terra dei canguri e dunque se manterrà il suo posto nel tabellone degli Australian Open. In realtà Nole è in stato di fermo alla luce della decisione del ministro dell'Immigrazione Alex Hawke che ha cancellato il suo visto. L'espulsione del primo giocatore al mondo però è stata rinviata, grazie al lavoro degli avvocati del serbo in vista dell'udienza decisiva che si terrà domenica.

Lo stato di fermo dunque è stato concordato dalle parti già nella udienza di ieri, ed è una condizione inevitabile per Djokovic che al momento non ha le carte in regola per permanere sul suolo australiano. Proprio per questo è stato definito nel dettaglio ogni suo spostamento, e l'agenda completa degli appuntamenti che potranno permettergli di tentare con un colpo di coda in extremis di cambiare l'inerzia della situazione e riottenere il visto. L'interrogatorio con i funzionari dell'immigrazione, prima dell'udienza "procedurale" in cui sarà presentato il ricorso, è andato in scena in un luogo segreto proprio su richiesta degli avvocati del campione per dribblare il circo mediatico.

Djokovic si è allenato anche ieri
Djokovic si è allenato anche ieri

Sarà marcato a vista, alla luce del suo status, dagli ufficiali della Border Force anche durante l'incontro con i suoi legali e l'unica incertezza è quella relativa al dove trascorrerà la notte. Non è da escludere, anzi è molto probabile, che essendo in stato di fermo potrebbe tornare come al momento del suo arrivo in Australia, nel tanto discusso centro per rifugiati e richiedenti asilo. Una situazione di certo non piacevole, ma che deve essere metabolizzata da Djokovic nel suo tentativo di giocarsi le ultime chance di partecipare agli Australian Open, nell'atto finale che andrà in scena domenica. Se non dovesse essere espulso il giorno dopo dovrebbe già esordire nel torneo con il derby con Krajnovic.

Grande pressione dunque su Djokovic, molto più pesante rispetto a quella a cui è abituato in campo. Dovrà cercare anche grazie ai suoi legali di convincere la corte federale a fare dietrofront sulla seconda cancellazione del visto, dopo che la questione è diventata un vero e proprio caso internazionale. L'esenzione dal vaccino richiesta per la positività al Covid di dicembre, le false informazioni sulla dichiarazione per il visto (quelle relative al fatto di non aver viaggiato 14 giorni prima del suo approdo in Australia), l'ammissione di colpa con l'intervista effettuata da positivo, sono tutti fattori che non giocano a suo favore.

Inoltre non è detto che anche vincendo il ricorso, Djokovic non possa non essere espulso dall'Australia. Il ministro dell'Immigrazione infatti a livello legale ha ancora la possibilità di cancellare il visto, per motivi discrezionali. Infatti il rappresentante delle istituzioni potrebbe far riferimento a questioni ideologiche e alla volontà di tutelare l'ordine pubblico, e alla salute degli australiani, dopo aver sottolineato il clamore mediatico delle incongruenze nel comportamento di Djokovic nell'ultimo mese.

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