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Djokovic ammette i suoi errori: “Ero positivo durante l’intervista, non mi sono isolato”

In un lungo post Novak Djokovic ha fatto chiarezza sui suoi errori, chiarendo anche la vicenda relativa al modulo di viaggio in cui a sbagliare sarebbe stato il suo assistente.
A cura di Marco Beltrami
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Novak Djokovic ha vinto la battaglia, ma la guerra è ancora lunga a quanto pare. Il tennista numero uno al mondo grazie al successo nel ricorso contro l'annullamento del suo visto di ingresso in Australia, è rimasto nella terra dei canguri iniziando a prendere confidenza con quei campi in cemento che lo hanno visto trionfare 9 volte nel primo Slam stagionale. Se la Corte Federale gli ha dato ragione, la palla ora è nelle mani del Ministro dell'Immigrazione, che a quanto pare, però non si esprimerà a breve dopo che i legali del giocatore hanno fornito ulteriori documenti. Infatti la torbida vicenda si è arricchita di un nuovo punto da chiarire, quello relativo al comportamento del giocatore nei giorni della positività al Covid fondamentale per la richiesta di esenzione dal vaccino. Proprio su questo si è espresso il giocatore attraverso un lungo post su Instagram.

Negli ultimi giorni il numero uno del tennis mondiale, aveva rotto il silenzio social solamente per ringraziare i suoi tifosi e annunciare il suo ritorno in campo australiano per gli allenamenti. Nessuna dichiarazione ufficiale sulle ore da incubo dell'interrogatorio fiume all'arrivo in terra aussie, o sull'iniziale cancellazione del visto, con Djokovic che ha preferito far parlare anche in toni molto forti e sopra le righe i suoi parenti. Questa volta però la musica è cambiata ed è stato lo stesso Novak a chiarire le ultime indiscrezioni, ricostruendo i giorni di metà dicembre in cui, era stata riscontrata la sua positività ed era stato comunque immortalato a Belgrado ad eventi pubblici, con tanto poi di intervista al quotidiano L'Equipe, in alcune occasioni anche senza protezioni.

Necessario da parte sua chiarire anche gli ultimi sviluppi dell'indagine dell'Australian Border Force, sulle divergenze tra la dichiarazione di viaggio compilata da Djokovic prima di entrare in Australia, che a giudicare dalle sue continue apparizioni in pubblico ha presentato aspetti contraddittori che hanno fatto pensare ad un possibile reato, ovvero l'aver dato informazioni false, con la prospettiva di una sanzione civile. Ecco allora che Djokovic si è sentito in dovere di intervenire pubblicamente per affrontare la "continua disinformazione sulle mie attività e sulla partecipazione ad eventi in dicembre dopo la mia positività al Covid". Nole ha spiegato che il tutto "deve essere corretto, in particolare nell'interesse di alleviare la preoccupazione più ampia nella comunità sulla mia presenza in Australia, e per affrontare questioni che sono molto dolorose e preoccupanti per la mia famiglia (in riferimento anche alle tante critiche ricevute, ndr".

Djokovic ha iniziato a chiarire i suoi spostamenti e le sue apparizioni in pubblico a partire da quella nel match di basket a Belgrado il 14 dicembre. A causa di alcune positività al Covid registrate in quell'occasione ha deciso di sottoporsi al test rapido due giorni dopo, il 16 dicembre, con esito negativo. Per "maggiore cautela", pur non avendo sintomi ha effettuato anche un test molecolare. Il giorno successivo Nole ha partecipato ad un evento di tennis a Belgrado " per consegnare premi ai bambini" e anche in quest'occasione un test rapido ha dato esito negativo. La notizia della positività al molecolare dunque per Djokovic non sarebbe arrivata se non "dopo quell'evento".

A quel punto il 18 dicembre però il giocatore ha confermato: "Ero nel mio tennis center a Belgrado per un'intervista a L'Equipe e un servizio fotografico. Ho cancellato tutti gli altri eventi fatta eccezione per l'intervista a L'Equipe. Mi sono sentito obbligato ad andare avanti  perché non volevo deludere il giornalista, ma mi sono assicurato sul distanziamento, indossando anche una mascherina tranne quando il mio era stata scattata la fotografia". Ed è qui che Djokovic ha ammesso il suo errore, sottolineando che non avrebbe dovuto partecipare all'intervista: "Mentre tornavo a casa dopo il colloquio per isolarmi per il periodo richiesto, riflettendoci, ho pensato che si trattava di un errore di giudizio e accetto che avrei dovuto riprogrammare questo impegno".

Inevitabile anche fare un passo indietro sulla questione relativa al modulo di viaggio, con la dichiarazione "sbagliata" di non aver viaggiato nelle due settimane prima del suo arrivo in Australia, situazione smentita anche dai contenuti social. In questo caso però Djokovic ha sottolineato che l'errore è stato commesso dal suo agente: "Sulla questione della mia dichiarazione di viaggio, questo era  stata inviata dal mio team di supporto per mio conto come ho detto ai funzionari dell'immigrazione al mio arrivo e il mio agente si scusa sinceramente per l'errore amministrativo nello spuntare l'errato box sul mio viaggio precedente prima di venire in Australia. Questo è stato un errore umano e certamente non deliberato. Stiamo vivendo tempi difficili in una pandemia globale e talvolta questi possono verificarsi errori".

Djokovic si allena in terra australiana.
Djokovic si allena in terra australiana.

Cosa succederà ora? Bisognerà capire se il tutto basterà per evitare provvedimenti nei confronti del giocatore, anche se più passa il tempo e più forse questo è un punto a suo favore. L'intervento di Nole si è chiuso con un messaggio per tutto il popolo australiano: "Oggi, la mia squadra ha fornito ulteriori informazioni all'australiano Governo per chiarire la questione. Mentre sentivo che era importante affrontare e chiarire la disinformazione non ne farò alcuna ulteriore commento per il massimo rispetto del governo australiano e le loro autorità e il processo in corso. È sempre un onore e un privilegio giocare l'Australian Open. L'Australian Open è molto amato dai giocatori, dai fan e dalla community, non solo nel Victoria e in Australia, ma in giro il globo, e voglio solo avere il possibilità di sfidare i migliori giocatori nel mondo ed esibirsi davanti a uno dei migliori folle nel mondo".

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