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Spunta il video di Hamilton dopo aver perso il Mondiale: due minuti impressionanti, il mondo crolla

La sconfitta nel Mondiale di Formula 1, arrivata nella maniera più dolorosa possibile, restituisce un Lewis Hamilton profondamente umano: il video della camera car della sua Mercedes al rientro ai box è impressionante.
A cura di Paolo Fiorenza
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"Se saprai confrontarti con il trionfo e il disastro, e trattare allo stesso modo questi due impostori", scriveva Rudyard Kipling in una sua celebre poesia, la cui scritta campeggia all'ingresso del campo centrale di Wimbledon. Lewis Hamilton il trionfo lo ha conosciuto molto bene nella sua carriera, lo ha accarezzato essendone ricambiato, ha stracciato qualsiasi record – dalle pole position, alle vittorie dei gran premi, ai titoli mondiali, primato quest'ultimo condiviso con Michael Schumacher – ma il destino gli ha infine riservato anche il disastro e lo ha fatto in una misura così dolorosa da mettere in dubbio la capacità di risollevarsi del sette volte campione del mondo.

Campione nello sport e campione nella vita il 36enne inglese, sempre attento a mandare messaggi di sensibilizzazione su temi di impegno civile e sociale, e assolutamente dignitoso nel momento della sconfitta, come dimostra il gesto di complimenti a Max Verstappen, seguito dalle congratulazioni rivolte all'olandese pochi minuti dopo essere sceso dalla sua Mercedes alla fine del GP di Abu Dhabi. Comportamenti e parole di grande sportività, che possono essere apprezzati appieno soltanto comprendendo cosa aveva nel cuore in quel momento Lewis: un coltello ancora sanguinante, per qualcosa che mai si era visto nella storia della Formula 1.

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Lo stato di shock e prostrazione del pilota di Stevenage viene esposto in maniera crudele ma anche profondamente umana dal video della sua camera car nel momento di rientrare ai box dopo la bandiera a scacchi. Hamilton appare come un pugile contato in piedi dopo aver ricevuto un cazzotto che gli ha spento le luci: scuote la testa ancora incredulo, poi accosta di fronte al box Mercedes e china il capo con lo sguardo perso dietro la visiera. Quello che segue è impressionante: due minuti di immobilità assoluta, nessun team radio, un silenzio che esprime il senso di vuoto nel quale è precipitato.

Nessuno gli si avvicina: c'è il rispetto per l'uomo e per il campione, la consapevolezza che in quegli interminabili attimi Hamilton sta attingendo a tutte le sue risorse per ricomporre un mondo che ha visto cadere a pezzi davanti ai suoi occhi e per presentarsi nelle condizioni di poter stringere la mano in maniera sincera a Verstappen. Hamilton era contrario fin dall'inizio a fare ulteriormente appello dopo che i primi due ricorsi della Mercedes erano stati respinti: la decisione finale del team ha onorato la sua condotta dignitosa.

Perché è facile trattare bene il trionfo, ma avere a che fare allo stesso modo col disastro è per pochi. È qualcosa per i campioni veri, che tali restano anche quando le luci si spengono e si smonta il baraccone: Hamilton è di fatto di questa pasta. "Se riuscirai a perdere, e ricominciare di nuovo dal principio senza mai far parola della tua sconfitta, se riuscirai a riempire l'inesorabile minuto con un istante del valore di sessanta secondi, tua sarà la Terra e tutto ciò che è in essa, e – quel che più conta – sarai un Uomo": Kipling sapeva quello che diceva.

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