La risposta della McLaren alle accuse di congiura è sconcertante: “Preferiremmo finisse come nel 2007”

A quattro gare dalla fine del mondiale di Formula 1 2025, la McLaren è nel pieno di una tempesta interna. Le insinuazioni di Bernie Ecclestone su una presunta congiura per favorire Lando Norris a scapito di Oscar Piastri hanno riacceso sospetti che serpeggiano nel paddock da settimane. E la risposta del team di Woking arrivata alla vigilia del GP del Brasile, anziché placare le polemiche, le ha rese ancora più forti.
Intervistato nel podcast ufficiale Beyond the Grid, il CEO Zak Brown ha dichiarato senza esitazioni che preferirebbe rivivere il disastro del 2007 (quando McLaren perse il titolo con Hamilton e Alonso a vantaggio di Raikkonen) piuttosto che violare il principio di parità tra i suoi due piloti. "Se dovessimo perdere contro Max Verstappen, gli stringerei la mano e direi che ha fatto un ottimo lavoro. L'importante è non sconfiggerci da soli", ha detto lo statunitense. Per poi aggiungere: "Meglio ripetere il 2007 che vincere con i favoritismi".

Un'affermazione che suona sconcertante per molti osservatori. Perché oggi come allora, McLaren rischia di gettare via un Mondiale che sembrava alla portata. Dopo un avvio dominato da Piastri, capace di vincere cinque delle prime nove gare, la stagione si è ribaltata: Norris ha infilato una serie di risultati che, contestualmente a qualche passo falso dell'australiano, dopo il successo in Messico lo hanno riportato in testa per un solo punto, mentre Verstappen (risorto dopo i 104 punti di distacco dalla vetta che aveva al termine del weekend di Zandvoort) incombe a sole 36 lunghezze.
Le scelte strategiche del team, unite a episodi controversi come gli ordini di scuderia di Monza o il contatto di Singapore, hanno alimentato l'idea di una gestione a favore dell'inglese. L'ex patron della Formula 1, Bernie Ecclestone, è stato diretto: "Mi sembra evidente che la McLaren preferisca Norris. È più carismatico, più utile al brand". Una tesi che molti nel paddock condividono, ma che Brown continua a smentire con forza.

"Non daremo ordini di squadra, anche se dovessimo perdere il titolo. Entrambi i nostri piloti sono numero uno", ha ribadito. "A fine stagione preferisco dire che abbiamo fatto del nostro meglio, anche se qualcuno ci ha battuto di un punto, piuttosto che decidere a tavolino chi deve rinunciare al suo sogno" ha quindi aggiunto.
Parole che ribadiscono la filosofia delle "papaya rules", ma che arrivano in un momento di massima tensione. Con Verstappen pronto a sfruttare ogni errore e la memoria del 2007 ancora viva, la scelta di Brown rischia di trasformare la neutralità in un boomerang.

Mentre la McLaren sogna il suo primo titolo piloti dal 2008, la sensazione è che, pur di restare fedele ai propri principi, Zak Brown sia disposto a sacrificare la vittoria. Un messaggio di integrità, certo, ma anche di fragilità sportiva: perché se davvero a fine anno sarà Verstappen a festeggiare, nessuno a Woking potrà dire di non averlo visto arrivare.