video suggerito
video suggerito

Il circuito di Montecarlo del GP Monaco: ogni curva, una storia

Storia e storie di un circuito unico, curva per curva. Dal tornante Grand Hotel, il più lento del Mondiale, alla Santa Devota, dove Piquet ha messo fuori gioco Patrese nel 1985. Dalla curva del Portiere, dove Senna ha vanificato la gara perfetta nel 1988, alla chicane del porto dove morì Lorenzo Bandini.
43 CONDIVISIONI
La curva del tabaccaio nel circuito di Montecarlo
La curva del tabaccaio nel circuito di Montecarlo

Guidare a Montecarlo, diceva Nelson Piquet, è come spingere una bicicletta nel salotto di casa. È un esercizio di destrezza in angoli stretti, una coreografia trigonometrica, è pensiero veloce e volontà di precisione. Il circuito più affascinante del mondo è un tour di 3,3 km nelle strade e nella storia di Montecarlo. Un circuito unico e caratterizzato dalle sue curve, il cui nome nasconde una storia e un significato ben preciso: dalla Saint Devote, al Mirabeau, fino alla curva del Tabaccaio, scopriamo l'origine di questi nomi.

Santa Devota – Il giro inizia con una fugace apparizione lungo il Boulevard Albert 1er prima di una curva a destra di 90°, la Sainte Devote. Santa Devota è la patrona di Montecarlo, una martire uccisa nel 300 dC in Corsica dai romani. Leggenda vuole che la nave che ne trasporta il corpo finisca nel mezzo di una tempesta quando una colomba esce dalla bocca della santa e fa calmare le acque. La nave approda così al porto di Monaco, dove viene festeggiata ogni 27 gennaio. A lei è dedicata la cappella che dà sulla prima curva del tracciato, spesso teatro di incidenti e polemiche. Nel 1980, Derek Daly sulla Tyrrell frena tardi e tampona l’Alfa Romeo di Giacomelli che decolla, si porta via l'alettone della McLaren di Prost e atterra sull’Alfa Romeo di Jarier. Nel 1984 Tambay si frattura le gambe dopo lo scontro con Warwick, il suo compagno di squadra in Renault. L'anno dopo, al giro 17, Piquet attacca l'Alfa Romeo di Patrese. I due si toccano, il padovano perde olio e va in testacoda, Lauda e Alboreto scivolano sui detriti e la pista viscida. Piquet va a vincere e Patrese non la prende proprio benissimo. Nel '95, poi, dietro Damon Hill e Schumacher che scattano dalla prima fila, Coulthard decolla e atterra davanti alle Ferrari di Berger ed Alesi che si scontrano e coinvolgono altre 5 macchine in questo autoscontro.

Verso la Massenet – Il successivo rettilineo ondulato del Beau Rivage, che scorre lungo Avenue d’Ostende sbuca in un curvone a sinistra dedicato a Jules Massenet, autore di 25 opere liriche tra cui Le Cid, Werther e Manon, tratto dal romanzo Manon Lescaut dell'Abbé Prevost con cui si cimenterà anche Puccini. “Lui la vede alla francese, con cipria e monetti” dirà, e in effetti la sua Manon è un personaggio frivolo e l'opera musicalmente molto variopinta con quadri al limite del barocco, “io all'italiana, con passione disperata”. Qui nel 2002 Mika Salo, capace cinque anni prima di finire quinto senza mai fermarsi ai box, sente il pedale del freno andare a vuoto. Il suo è uno di quegli esercizi di pensiero veloce che a Montecarlo fanno la differenza. Deve rallentare e senza freni ha un unico modo: va a toccare il guard-rail e parcheggia senza danni la sua Toyota.

Il tornante Grand Hotel – Dalla Massenet si viaggia verso la curva Casinò, e dopo un breve rettilineo in discesa si arriva al Mirabeau alto (una curva a destra). Un breve tratto in discesa porta poi al tornante più lento di tutto il mondiale, un “180 gradi” a sinistra noto storicamente come curva della Stazione, o curva Loews, dal nome del secondo casinò di Montecarlo, che dal 2010 porta ufficialmente il nome del Grand Hotel Fairmont che sovrasta la curva, per volontà dell’Automobile Club di Monaco. I motori sperimentano la velocità e i regimi più bassi in tutto il Mondiale: 44 km/h a circa 7.000 giri/min. Perciò è fondamentale tarare le mappe dei pedali e della coppia e i piloti possono anche essere costretti a intervenire sulla frizione per evitare una spinta eccessiva del propulsore. Qui nel 1934 Louis Chiron, unico monegasco ad aver vinto a Monaco in F1 (anche se nell'edizione non ufficiale del 1931), figlio di un maitre d'albergo con un passato da ballerino che nel Principato ha vinto anche il rally del 1954 ed è stato direttore del GP fino agli anni Sessanta, ha di fatto perso la corsa. A tre giri dalla fine, saluta i tifosi assiepati sui marciapiede che già celebravano la sua vittoria ma il volante gli scappa di mano e Guy Moll lo infila. Celebre anche il testacoda di Patrese nel 1982, che scivola sull'olio perso qualche giro prima dalla Williams di Derek Daly. Mancano tre passaggi alla fine. È l'inizio di un'incredibile serie di ritiri: si fermano lo stesso Daly, Pironi, De Cesaris, e Patrese, che intanto ha riavviato la Brabham, va a vincere il suo primo GP, l'unico con un solo pilota a pieni giri all'arrivo.

Il portiere – Terminato il tornante si gira a destra verso il Mirabeau basso e poi ancora a destra si percorre il Portier (la Curva del Portiere, visto l’ingresso dell’albergo interno alla svolta) Portier – Nel 1988, Ayrton Senna ha stampato un giro di qualifica irreale, con ogni probabilità è il miglior giro mai realizzato a Montecarlo. In gara, Prost supera la Ferrari di Berger e si ritrova secondo a 30 secondi di distacco dal “re di Monaco”, che qui ha vinto sei volte, più di ogni altro. Il Professore sa che il compagno di squadra non ragiona in termini di gestione del risultato, sa che Senna non alzerà il piede dall'acceleratore per amministrare il vantaggio. Naturalmente, ha ragione lui. Senna si distrae un attimo alla curva Casinò, e salta una marcia, poi riprende il suo ritmo fino al giro 56 quando la ruota anteriore sinistra della sua McLaren tocca le barriere alla curva del Portiere. La sospensione è andata, la gara pure. E anche Senna se ne va. Sparito. È tornato nel suo appartamento senza passare dal paddock e senza avvisare nessuno. Per due ore in McLaren il panico è generale e totale, poi il manager Jo Ramirez lo riesce a rintracciare e lo convince ad andare a parlare con Ron Dennis.

Il tunnel – Dopo il tornante più lento del Mondiale e la curva Portier, i piloti affrontano il tunnel che passa sotto l'hotel Fairmont, un curvone a destra ad ampio raggio e in leggera discesa. Oltre al breve rettilineo dei box, è l’unico tratto in cui si può raggiungere la massima velocità, anche se per un periodo brevissimo, tra gli otto e i nove secondi: tra la curva Portier e la chicane, infatti, ci sono solo 670 metri. Fino al 2009, era l'unico passaggio sotterraneo del Mondiale di F1 insieme a quello sul circuito di Detroit, dove si è corso il GP degli Usa tra il 1982 e il 1988. Adesso condivide questa peculiarità con il circuito Yas Marina di Abu Dhabi che ha un tunnel più corto in uscita dalla pit lane. Qui le monoposto perdono tra il 20 e il 30% di deportanza e i piloti rischiano non poco, soprattutto quando piove. Rivoluzionaria l'intuizione di Niki Lauda che nell'edizione 1984, uno dei cinque GP nella storia interrotti dopo meno del 75% dei giri previsti, con la rabbia di Senna per la rimonta su Prost vanificata dai commissari, ha chiesto e ottenuto che i pompieri allagassero il tunnel per mantenere lo stesso livello di aderenza su tutto il tracciato.

La chicane – Il tunnel sbuca alla chicane del Porto, uno dei pochissimi punti in cui si può tentare un sorpasso, teatro spesso di incidenti, in un caso anche mortale. Nel 1955 Ascari perde il controllo della Lancia e finisce in mare, nell'anno in cui Maurice Trintignant festeggia la prima vittoria di un francese in F1 e il primo sigillo Ferrari a Montecarlo. Due anni dopo Stirling Moss arriva lungo e sfonda i sacchi di sabbia, il ferrarista Collins non riesce a evitarlo e nemmeno il compagno di squadra Hawthorn passa indenne il punto dell'incidente. L'unico che riesce a defilarsi è Fangio che passa in testa e vince. Nel 1967 alla chicane del porto muore Lorenzo Bandini, la quinta e ultima vittima nella storia della corsa. All'82mo giro la Ferrari numero 18 del pilota italiano nato in Libia, che arriva dalla vittoria alla 24 Ore di Daytona e alla Mille Miglia, arriva troppo veloce e sbatte contro una bitta per l'ormeggio delle navi. Una ruota si stacca, l'auto prende fuoco e le balle di paglia sistemate per attutire gli urti alimentano le fiamme. Passano tre minuti prima dell'arrivo dei soccorsi. Morirà in ospedale dopo 70 ore di agonia. Un anno prima John Frankenheimer, il regista di Gran Prix, era con la troupe sul circuito nel weekend di gara e ha chiesto a Bandini quale fosse il punto migliore per girare la scena di un incidente. Quale sia stata la risposta di Bandini, fatalista e convinto da sempre che sarebbe morto giovane, è fin troppo facile da immaginare.

La curva del tabaccaio – Un breve rettilineo conduce alla curva del Tabaccaio, una svolta a sinistra di 90 gradi che si chiama ancora così anche se oggi al posto del “sali e tabacchi” c'è un ristorante-pizzeria. Questa curva che costeggia il mare ha visto uno degli incidenti a catena più assurdi della storia di questo sport. È il 1950, l'anno del primo Mondiale di Formula 1. Durante la corsa un'onda si infrange sulle barriere e allaga la pista. Farina, terzo, va in aquaplaning e come la pallina di un flipper sbatte da una parte all'altra della strada e si ferma di traverso. Di macchine ne arrivano altre nove che finiscono in una montagna di lamiere contorte. Anticipano il disastro solo Villoresi e Fangio, che si accorge di qualcosa di strano: il pubblico non sta guardando in direzione delle macchine che sopraggiungono.

Le piscine e la Rascasse – L'uscita della curva del tabaccaio immette in una doppia chicane, la prima è intitolata a Chiron, la seconda è la curva delle Piscine, una lenta combinazione destra-sinistra che passa attorno al  Rainier III Nautical Stadium. Segue un brevissimo rettilineo, una forte frenata per una veloce curva a sinistra prima della Rascasse (lo Scorfano), una svolta a destra di 135 gradi che prende il nome dal ristorante costruito nel 1973 che ha causato la modifica della vecchia U del Gasometro. È la curva ricordata per una delle manovre più sospette nella storia recente della Formula 1. Negli ultimi secondi delle qualifiche del 2006 Michael Schumacher, che ha la pole provvisoria, parcheggia alla Rascasse e di fatto impedisce a Fernando Alonso, che ha il secondo miglior tempo, di completare il suo ultimo giro veloce. Schumacher viene penalizzato e deve partire in fondo alla griglia. Riuscirà comunque ad arrivare quinto. La Rascasse immette all'ultima curva, il Virage Antony Noghes, che prende il nome dal commerciante di tabacco che ha organizzato la prima edizione del GP di Monaco.

43 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views