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Zlatan Ibrahimovic e Mario Balotelli, odio e amore all’Inter: storia di un rapporto speciale

Zlatan Ibrahimovic e Mario Balotelli hanno giocato assieme per un breve periodo nell’Inter. L’ex attaccante della Nazionale ha raccontato cosa gli disse lo svedese nello spogliatoio: “Tu pensi di giocare qua? Ti fanno allenare oggi poi prendi la tua roba e te ne vai. Lascia il calcio e torna a casa, non fa per te”.
A cura di Maurizio De Santis
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Zlatan Ibrahimovic e Balotelli. Insieme. Nella stessa squadra. È successo all'Inter tra il 2007 e il 2009, non fu certo intesa a prima vista a giudicare da quanto accaduto e dagli episodi che hanno caratterizzato quel rapporto di odio/amore. Due attaccanti dalla spiccata personalità e, a loro modo, esuberanti. Nel bene e nel male sempre sotto i riflettori. Difficile tenere testa allo svedese: lui si sente un dio, ti guarda dall'alto in basso e invece di concederti un segno di pace magari ti fulmina con un'occhiataccia. Se non gli vai a genio, allora è meglio che giri alla larga.

Tu pensi di giocare qua? Ti fanno allenare oggi poi prendi la tua roba e te ne vai – ha raccontato di recente Balotelli nel corso di una diretta su Instagram con Fabio Cannavaro -. Lascia perdere, il calcio non fa per te. Sei troppo scarso. Erano queste le cose che mi diceva.

Super Mario no, proprio non ci pensava a mollare tutto. Anzi, era appena all'inizio di un percorso che lo avrebbe portato in Nazionale, a bruciare le tappe e anche se stesso, a passare dall'altare (i gol con i quali schiantò la Germania all'Europeo) alla polvere (scaricato da tutti dopo il Mondiale del 2014, isolato perfino a bordo del bus). A quei tempi era ancora un ragazzo che metteva il cuore dentro alle scarpe: aveva 16 anni e una carriera spalancata davanti, il talento pronto a fargli da trampolino e uno stadio (San Siro) che lo avrebbe coccolato almeno fino a quando lui stesso non rovinò tutto con qualche peccato di gioventù. Quella maglia lanciata per terra non gli è mai stata perdonata. Figurarsi quando ha deposto quella nerazzurra per indossare la casacca del Milan.

Croce e delizia, Balotelli è sempre stato così. Prendere o lasciare. Gli vuoi bene oppure no. E da ragazzo quasi gli sembrava di vivere un sogno a occhi aperti quando si ritrovò all'interno dello spogliatoio in compagnia di campioni, calciatori molto forti. Uno su tutti lo impressionò particolarmente… facile facile indovinare chi fosse.

"Mi ero fissato su di lui, Ibra. Anche perché mi sono girato e vedevo intorno a me giocatori del calibro di Adriano, Cruz e Crespo… Quasi non credevo ai miei occhi, a un certo punto ho pensato fosse uno scherzo".

La prima volta di Balotelli accanto ai big della prima squadra fu scandita da emozione, meraviglia e quel senso di paura che un po' di fa tremare le gambe. Carattere e ostinazione non gli sono mai mancati, a quell'età ne ha abbastanza per spaccare il mondo e scalare le montagne a mani nude. Ma se ti trovi Ibra davanti è un'altra cosa. Bastano un sorriso di scherno e poche parole dette faccia a faccia, in campo, per farti cadere l'autostima sotto i tacchetti e il cuore nei calzini

"No ma tu sei veramente scarso… sei troppo scarso, è meglio se te ne vai a studiare… me lo ripeteva in continuazione".

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Immaginate la scena: da un lato l'ardore giovanile di Balotelli, dall'altro l'ironia beffarda di Ibrahimovic. È come prendere accendere il fuoco facendo scintille con le pietre. Francesco Toldo, ex portiere nerazzurro e della Nazionale, rivelò al riguardo come il loro rapporto fosse (quasi) impossibile da gestire e lo stesso Mario avesse difficoltà a farsi accettare da tutti all'interno del gruppo. Ci sono volute una gran pazienza e una buona dose di sberle (in senso affettuoso, bonario).

"Quante botte abbiamo dato Balotelli? Gli abbiamo voluto bene – le parole di Toldo -. Era giovane, di errori ne ha fatti. Tra lui e Zlatan Ibrahimovic era una lotta continua… diciamo pure che se le promettevano ogni giorno".

Poi, però, accadde qualcosa di diverso. No, non fu certo Cupido a scoccare la freccia della simpatia e dell'amore tra due anime per nulla gemelle. Balotelli era ancora acerbo ma aveva i numeri e i colpi del grande calciatore. Li avesse coltivati, chissà dove sarebbe a quest'ora. Lo stesso Ibra riconobbe in lui talento e qualità che lo avrebbero trasformato in un campione se solo fosse riuscito a restare concentrato, a essere costante, a conservare una ‘testa da vecchio su un corpo giovane'.

"Alla fine è stato lui a dire a Mino Raiola (l'agente attuale di Zlatan e Balotelli, ndr) ‘guarda che c’è uno più forte di me, prendilo".

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