Zielinski positivo, aveva giocato contro la Juve in quarantena: perché per il Napoli poteva farlo

Il Napoli ha comunicato nella giornata di sabato la positività al Covid di Piotr Zielinski. Il polacco era uno dei tre calciatori (oltre ad Amir Rrahmani e a Stanislav Lobotka) che l'Asl Napoli 2 aveva messo in quarantena (mentre la squadra era già in viaggio) perché contatto stretto di un positivo in seguito ai casi rilevati in rosa alla vigilia della partita di campionato con la Juventus. Il club partenopeo mandò ugualmente in campo i giocatori segnalati dall'autorità sanitaria, scatenando polemiche per l'atteggiamento definito irresponsabile e – più ancora – per aver violato le leggi in materia di contenimento dei contagi.
Anzi, nel corredo accessorio del caos scatenato dalla guerra di poteri tra istituzioni calcistiche e Asl, una delle accuse più ironiche e taglienti nei confronti della società di Aurelio e Laurentiis fa riferimento proprio alla doppia interpretazione data rispetto ai regolamenti: due anni fa ci fu la mancata partenza per Torino in seguito al divieto imposto dall'ente per la positività di 3 calciatori (con tanto di ricorsi che in ultima istanza diedero ragione ai campani dinanzi al Collegio di Garanzia del Coni per quell'atteggiamento precauzionale in linea con le prescrizioni); oggi la decisione di far giocare tesserati formalmente in quarantena aggrappandosi al protocollo della Figc e aggirando le disposizioni dell'Asl.

Salvo orientamento differente, a livello sportivo il Napoli non rischia sanzioni come sconfitta a tavolino o penalizzazione in classifica. Al massimo potrebbero esserci conseguenze per i tre della discordia, passibili di punizioni a livello amministrativo. Perché la squadra di Luciano Spalletti (anche il tecnico è nella lista dei positivi) si sente al sicuro? Le certezze poggiano sulle indicazioni della circolare del Ministero della Salute, datata 18 giugno 2020 e ancora vigente, conforme al protocollo federale sulla gestione dei casi di contatto stretto. È la cosiddetta quarantena soft: con la squadra in "bolla" i calciatori che non risultano positivi al tampone molecolare possono compiere il percorso casa-lavoro e ritorno, quindi allenarsi e giocare salvo rientrare in isolamento
Perché l'Asl aveva fermato Zielinski, Rrahmani e Lobotka? Non solo perché contatti stretti di positivi ma anche perché privi della dose booster (il terzo richiamo del ciclo vaccinale) e con una seconda somministrazione avvenuta da oltre 120 giorni. In buona sostanza per l'ente non c'è quarantena soft che tenga dinanzi agli ultimi decreti attuativi mentre per i regolamenti federali – gli stessi che permisero di portare a termine la scorsa stagione dopo lo stop forzato – non c'è stata alcuna trasgressione.