Udinese, Pierpaolo Marino: “Campionato finito. Lo ha deciso il Coronavirus”

"A questo campionato nemmeno ci penso più. Piuttosto, sono preoccupato per il prossimo". A parlare così il direttore tecnico dell'Udinese, Pierpaolo Marino. Una riflessione che testimonia come in seno alla Lega di Serie A abbia preso piede la convinzione che la stagione attuale vada archiviata senza fare capriole in calendario e spingersi troppo più in là prendendo rischi per la salute pubblica e dei tesserati. Nell'intervista al quotidiano Il Mattino chiarisce il proprio pensiero e snocciola tutte le perplessità sulla situazione attuale in Italia a causa dell'emergenza Coronavirus.
La Cina è stata travolta da questa sciagura due mesi prima di noi e ancora non ne è uscita – ha ammesso Marino -, nonostante misure restrittive persino più severe. Come si può pensare che a maggio si possano rivedere i calciatori in campo?
La domanda è sempre la stessa: riprenderà oppure no il campionato? C'è davvero qualche chance di rivedere la Serie A in campo anche dopo la seconda metà di maggio come auspicato dal presidente della Figc, Gabriele Gravina? La posizione di Marino e dell'Udinese è molto chiara.
Io faccio uno scenario a tre mesi e non vedo possibilità che il sipario possa rialzarsi su questo campionato. Qui a gestire le cose è il Coronavirus, le notizie da brividi che gelano il sangue ogni momento. Impossibile pensare al calcio adesso.
Più chiaro di così… eppure c'è chi tra i presidenti ha spinto e spinge per sia per riprendere allenamenti e attività agonistica. In questa ottica il fronte appare abbastanza definito, con Lazio e Napoli principali fautrici di questa tesi. Ipotesi che non scalda buona parte degli alti presidenti e trova in alcuni (Massimo Cellino del Brescia) profondo dissenso.
Non credo che si possa gioire e essere orgoglioso di mettere in bacheca un titolo in una stagione così disgraziata. Poi se c’è chi ne ha voglia, lo faccia pure. Il sistema calcio è sano e in una maniera o in un’altra ne uscirà lentamente fuori. Mi preoccupa il destino delle tante aziende che devono chiudere e che non si sa come apriranno.