Spalletti esonerato dall’Italia nella notte, fa una sola richiesta a Gravina: cos’è successo a Coverciano

Sabato 7 giugno 2025, Coverciano. È quasi mezzanotte quando si consuma l'epilogo: Luciano Spalletti non è più il commissario tecnico dell'Italia. Dopo il tonfo in Norvegia, che ha compromesso le speranze mondiali, Gabriele Gravina gli comunica la decisione: "Luciano così non è possibile andare avanti, a ogni piccolo errore ti criticano" avrebbe detto il numero uno della Federazione secondo quanto raccontato dal Corriere della Sera. È l'ultimo atto di un confronto durato ore, iniziato nello spogliatoio di Oslo e proseguito sull'aereo, fino al faccia a faccia nel buio di Coverciano.
Nonostante l'amarezza, Spalletti accetta. Ma pone una condizione: dire subito tutto, senza ambiguità. Niente attese, niente comunicati posticipati, niente bugie. Solo trasparenza. E lo fa rinunciando a 13 mesi di contratto: resterà a libro paga solo fino al 9 giugno, senza buonuscita. Un gesto raro nel calcio italiano, che aumenta il rispetto di Gravina per il tecnico.

Il presidente della Figc avrebbe voluto ufficializzare l'addio dopo il match con la Moldova, per non destabilizzare il gruppo. Ma Spalletti è irremovibile: "Meglio dire subito le cose come stanno ed evitare altre quarantotto ore di stillicidio". La sua scelta viene accolta, e durante il Festival della Serie A a Parma, Gravina tace ma fa intuire che qualcosa sta per succedere, lasciando al suo allenatore l'onore delle armi (anche se la scelta di mandare il toscano da solo in conferenza stampa ad annunciare il proprio esonero è apparsa surreale).
Con dignità, Spalletti affronta la stampa da solo, col groppo in gola, consapevole che non potrà più incidere. Eppure guiderà l'Italia per l'ultima volta a Reggio Emilia, pur sapendo che il suo destino è segnato. "Ho sempre detto che i miei sono forti, che avrei continuato con loro e che quindi non ho sbagliato a sceglierli", dice. Ma fa male lo stesso.

Dietro la scelta, non solo risultati ma anche la necessità di abbassare la tensione e proteggere l'ambiente. Nessuno, nemmeno Gravina, crede che il cambio in panchina basti a ribaltare la corsa verso il Mondiale. Ma serve un colpo per ritrovare fiducia e motivazione.
In arrivo ci sono cinque partite decisive prima dello scontro diretto con la Norvegia, a novembre. E sulla panchina, a meno di sorprese, siederà Claudio Ranieri, pronto al doppio incarico con la Nazionale e la Roma. Gravina, questa volta, ha deciso da solo: niente compromessi, serve una scossa. L'Italia è ancora in corsa, ma non può più sbagliare.