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Sneijder si racconta: “A Madrid la bottiglia di vodka era diventata la mia migliore amica”

Wesley Sneijder parla della sua carriera, e del suo periodo madridista, nell’autobiografia scritta con un noto giornalista olandese e in uscita nei prossimi giorni: “La mia seconda stagione al Real è stata drammatica. Mentivo a me stesso e mi dicevo che tutto stava andando bene. Fisicamente sono invece affondato”.
A cura di Alberto Pucci
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Prima di trasferirsi all'Inter, e vincere il Triplete e la Coppa del mondo per club, Wesley Sneijder ha passato due stagioni a Madrid vestendo la maglia del Real. Quello che per molti è da sempre un sogno, per l'allora ‘enfant prodige' della cantera dell'Ajax si è invece rivelato un incubo. A raccontarlo è lo stesso ex trequartista olandese attraverso le pagine di ‘Sneijder': l'autobiografia curata da Kees Jansma, e in uscita in Olanda nei prossimi giorni.

Nel volume scritto a quattro mani con il 72enne giornalista olandese, l'ex giocatore dell'Inter racconta i suoi anni passati con Louis van Gaal e Mourinho, le esperienze con Koeman e Van Basten e alcuni aneddoti dei suoi anni in Spagna: tra questi anche quelli più indiscreti del periodo madridista. "Ero giovane e apprezzavo il successo e l’attenzione – si legge tra le righe del libro – Più tardi qualcosa deve essere però andato storto. Niente droghe, ma alcol e rock ‘n’ roll".

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I consigli di Robben e van Nistelrooy

Nel volume Sneijder ricorda anche i momenti difficili dopo il divorzio con la prima moglie: "Sono stato lasciato solo e vedevo poco il piccolo Jessey (il figlio, ndr). A proposito, perché restare soli quando hai abbastanza amici con cui passare il tempo libero? Non mi rendevo conto che la bottiglia di vodka era diventata la mia migliore amica". Una dipendenza che continuò nonostante i consigli di Arjen Robben e Ruud van Nistelrooy: allora compagni di squadra di Sneijder al Real Madrid.

"Mi dicevano che non potevo durare a lungo continuando a fare così. Giocavo abbastanza bene, ma dicevano che avrei potuto fare ancora meglio. Fisicamente, non me ne accorgevo nemmeno. La mia seconda stagione al Real è stata drammatica. Giocavo molto, ma meno bene, meno concentrato. Il mio atteggiamento non era degno del Real Madrid. Mentivo a me stesso e mi dicevo che tutto stava andando bene. Fisicamente sono invece affondato. Correvo di meno, e tentavo di non farlo vedere nascondendomi dietro la mia tecnica. Pensavo che nessuno se ne accorgesse".

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