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Serie A, Luigi Di Maio: “Fermare il campionato? Il calcio non è una priorità, valuteremo con il CTS”

Durante un’intervista rilasciata al quotidiano ‘Avvenire’, il ministro degli Esteri non ha escluso lo stop del massimo campionato di calcio italiano: “Il calcio è una grande industria ma in questa fase sono altre le priorità. Chiudere il campionato di Serie A? Ascolteremo con attenzione le valutazioni del CTS”.
A cura di Alberto Pucci
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Il Coronavirus continua a spaventare anche il mondo del calcio. Di fronte ai continui casi di positività scoppiati in tutte le squadre, le istituzioni sono dunque in allarme e hanno già chiesto al governo del calcio di cominciare a pensare a ipotesi alternative per terminare i campionati in corso. A pochi giorni dalla parole del ministro dello Sport Vincenzo Spadafora ("Non abbiamo certezze, né sulla Serie A né su altri aspetti"), nelle ultime ore è arrivata anche una dichiarazione eloquente di Luigi Di Maio.

In una lunga intervista concessa al quotidiano ‘Avvenire', il ministro degli Esteri ha infatti messo in discussione il proseguimento del massimo torneo calcistico italiano: "Il calcio è una grande industria ma in questa fase sono altre le priorità. Chiudere il campionato di Serie A? Ascolteremo con attenzione le valutazioni del CTS".

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La nuova bozza del Dpcm e i positivi in Serie A

La seconda ondata della pandemia, rischia dunque di impattare notevolmente anche sul mondo del calcio e dello sport in generale. Una prima conferma potrebbe arrivare a breve dal nuovo Dpcm, che dovrebbe infatti non solo fermare a livello dilettantistico tutti gli sport di contatto, ma anche chiudere palestre e piscine e vietare l'ingresso negli stadi e palazzetti anche a quei mille spettatori che, da qualche settimana a questa parte, prendono posto in tribuna per assistere agli eventi sportivi.

Alla vigilia della quinta giornata di Serie A, sono intanto ancora 24 i giocatori risultati positivi tra i club del massimo campionato. Un numero che oscilla tra i tamponi negativi e quelli che, purtroppo, danno invece esito positivo. Il tutto davanti al famoso protocollo che, per certi aspetti, andrebbe forse rivisto e migliorato. Sempre che ci siano le condizioni per poter continuare a giocare a calcio.

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