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Dalle strutture al distanziamento: cosa non ha funzionato nel protocollo anti-Covid in Serie A

Il protocollo per il contenimento del Covid-19 in Serie A ha ancora diversi punti da chiarire. Diversi club, oltre al rispetto delle norme contenute al suo interno, per evitare che si creino focolai come quello del Genoa, dovrebbero anche adeguare le proprie strutture al momento attuale. La Lega punta su sistemi di areazione all’interno degli spogliatoi, distanziamento dei giocatori, quando possibile, all’interno dei centri sportivi e l’uso della mascherina fino all’ingresso in campo.
A cura di Fabrizio Rinelli
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La Serie A continua senza sosta a proseguire il suo cammino per cercare di portare al termine il campionato nonostante, ad oggi, l'Italia sia nel pieno della seconda ondata di contagi da Covid-19. Una situazione che ha portato, già dalla scorsa estate, la Federcalcio a formulare un protocollo per ridurre i rischi di contagio all'interno delle squadre durante la normale attività, con le regole da seguire in caso di positività riscontrare tra calciatori e membri dello staff. Negli ultimi tempi ha tenuto banco quanto accaduto intorno alla sfida non giocata tra Juventus e Napoli, con la presa di posizione netta da parte della stessa Figc e della Lega Serie A, totalmente convinte della bontà del protocollo e della sua validità.

In questa fase sono sorti dubbi sulla rigorosità dell'applicazione del protocollo in alcuni casi. A tal proposito, da Figc e Lega Serie A è arrivato compatto un nuovo invito ad attenersi in modo scrupoloso alle misure di contenimento: dalla pulizia e la sanificazione degli spogliatoi, alla misurazione della temperatura per tutti coloro i quali entrano ed escono dal centro sportivo della squadra, fino all'utilizzo delle mascherine e il rispetto del distanziamento. La periodicità dei tamponi e dei sierologici restano punti fermi, ma ad oggi a squadre e calciatori si chiede soprattutto di essere attenti nel rispetto delle disposizioni di sicurezza e prevenzione. Più di quanto sia stato fatto finora.

La istituzioni del calcio si attendono, evidentemente, una maggiore presa di responsabilità da parte di club e giocatori. Nel quadro generale emerge un tema di comportamenti non sempre impeccabili, anche da parte degli stessi calciatori, invitati ad un utilizzo più assiduo della mascherina anche all'interno del centro sportivo.

Quello delle strutture è un altro fronte delicato, sottolineato anche da Gianni Nanni, coordinatore dei medici di Serie A, in un'intervista rilasciata a Fanpage.it. In questo caso è alle società che si chiede maggiore impegno, attraverso un adeguamento degli impianti d'allenamento che non possono essere identici a come erano prima della pandemia. Un sistema di areazione e finestre adeguato, la possibilità che i giocatori siano distribuiti in più spogliatoi, sono aspetti non più secondari. Anche in questa direzione, nelle ultime settimane, si sono concentrate le attenzione degli ispettori della Procura Federale, nell'attività di indagine sull'applicazione del protocollo tra le squadre della Serie A. La difesa del protocollo è la difesa della prosecuzione stessa del campionato.

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