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Gianni Nanni, coordinatore medici Serie A: “Bolla NBA improponibile, va seguito il protocollo”

Gianni Nanni, medico sociale del Bologna e coordinatore dei medici di Serie A, in un’intervista a Fanpage.it ha fatto il punto circa la chiarezza attuale del protocollo anti-Covid vigente in Serie A. Tra i temi trattati, l’obbligo di mascherina per i giocatori fino al loro ingresso in campo ma anche la possibilità di implementare una bolla permanente come in Nba: “No, quella è improponibile”.
A cura di Fabrizio Rinelli
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Gianni Nanni, medico sociale del Bologna e coordinatore dei medici di Serie A, ha parlato, in un'intervista a Fanpage.it, del protocollo anti-Covid attualmente in vigore varato dalla Lega Serie A con il Comitato Tecnico Scientifico. Anche alla luce dei recenti casi relativi alla gara tra Napoli-Genoa e Juventus-Napoli, senza dimenticare Udinese-Parma in cui tra gli emiliani, fino a poche ore prima del match era stato riscontrato un altro calciatore positivo al Covid-19, si stanno ora cercando nuove soluzioni e accorgimenti al protocollo vigente. "Tutti i giocatori dovrebbero tenere la mascherina fin quando non entrano in campo" ha spiegato Nanni che ha anche chiuso alla possibilità di prevedere anche nel campionato di Serie A, una bolla simile al modello Nba: "No, quella è improponibile".

Professore, dopo questi giorni una domanda è d’obbligo: il protocollo è chiaro?
"Chiaro è molto chiaro, poi che debba avere un attimo degli aggiornamenti siamo perfettamente d'accordo. Però il protocollo è chiaro non ci sono dubbi. Gli aggiornamenti ci possono e ci devono essere, ma è ovvio che il protocollo non possa essere stravolto. Devo dire però che finora, soprattutto osservandolo in maniera molto precisa, problemi particolari non ne ha creati".

In caso di positività, non sono previste deroghe sulla creazione di una bolla in cui isolare tutti i negativi del gruppo squadra. E’ corretto?
"In teoria no, non sono previste, vengono concordate con l'autorità territoriale che decide dove fare l'isolamento".

Quando scatta la bolla? Al riscontro della positività o dopo la comunicazione dell’Asl?
"La bolla dovrebbe scattare al momento della positività di un componente del gruppo squadra con tutto il restanti che dovrebbero poi andare in ritiro. L'isolamento volontario poi, in quel momento, viene concordato con l'autorità territoriale che decide dove farlo. Quindi sempre dopo la comunicazione dell'Asl".

Sul ruolo dell’Asl: le società di calcio sono tenute a comunicare subito all’Asl eventuali positivi, poi sarà l’Asl stessa a dare istruzioni. È questo lo schema da seguire?
"Le società di calcio sono tenute immediatamente a comunicare eventuali positivi in squadra. Quando viene confermata la positività va subito comunicata. L'Asl e la società interessata dovranno poi concordare le istruzioni: isolamento del positivo e del gruppo squadra".

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In caso di partite contro squadre nelle quali vengono riscontrati casi positivi, sono previste procedure specifiche? Il caso di Napoli-Genoa dal punto di vista del Napoli, ad esempio…
"Non sono previste procedure specifiche ma è ovvio che ci vorrebbe un'uniformità di comportamento. Questo ce lo aspettiamo da parte delle autorità territoriale. Nel caso di Napoli-Genoa entrambe le squadre si sono attenute al protocollo, è chiaro che il protocollo è molto preciso e bisogna tenere presente le disposizioni di sicurezza del protocollo stesso. Se, ad esempio, all'entrata di un centro tecnico non viene misurata la temperatura a tutti quelli che entrano, questo è un problema così come non può entrare chiunque all'interno dello stesso centro tecnico. Se alcuni spogliatoi o strutture che si trovano all'interno del centro tecnico, frequentate dal gruppo squadra, non sono idonee, areate e sanificate, questo è un altro problema. Non guardiamo solo alla periodicità dei tamponi e dei sierologici, perché d'accordo, questo è un problema da tenere presente in funzione dei casi che abbiamo. Quello che dobbiamo osservare attentamente è che per evitare che ci sia un cluster all'interno del gruppo squadra, bisognerà tenere presente le disposizioni di sicurezza e di prevenzione. Lì dobbiamo essere precisissimi".

Qual è oggi, se c’è, la principale criticità di questo protocollo?
"Convincere i giocatori a tenere la mascherina all'interno degli spogliatoi, stare distanziati negli spogliatoi con gli ambienti che devono essere adeguati alla situazione attuale. Non possono esserci strutture come quelle usate prima del lockdown. Devono essere provviste di impianto di areazione, di finestre e sarebbe opportuno anche distribuire i giocatori in più spogliatoi in presenza di strutture non enormi. Mantenere le mascherine fino a che non si va in campo, igienizzare e tenere pulite le mani all'uscita dalla palestra, quando si entra e si esce da spogliatoi e centro tecnico. Insomma, tutte queste cose devono essere salvaguardate, per forza. Altrimenti non bastano la periodicità dei tamponi e dei sierologici. Sono misure che devono essere seguite in maniera precisa proprio. Il distanziamento, la mascherina, il lavaggio delle mani e non frequentare le docce contemporaneamente, sono tutte cose basilari".

Qualora l’aumento dei contagi arrivi su livelli critici, è una possibilità l’implementazione di una bolla permanente come in Nba?
"No, quella è improponibile. Possono essere proponibili delle bolle locali, ecco questo sì, ma non una bolla dove tutti i calciatori vanno dentro a questa struttura e giocano all'interno della stessa. Credo che sia davvero improponibile".

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