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Roberto Mancini omaggia Marvin Hagler, il leggendario pugile che tifava Sampdoria

Marvin Hagler è uno dei più grandi pugili di sempre, ha vissuto in Italia e negli anni italiani appassionandosi al calcio divenne tifoso della Sampdoria. Hagler è morto a 66 anni la notte scorsa ed è stato omaggiato anche dal Commissario Tecnico della Nazionale Roberto Mancini, che ha giocato nella Sampdoria, che ha pubblicato una stories su Instagram con una foto dell’ex campione dei pesi medi.
A cura di Alessio Morra
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Il grande Marvin Hagler è morto negli Stati Uniti, dov'era tornato a vivere. Aveva 66 anni. Hagler è stato uno dei più grandi pugili della storia, per sette anni ha detenuto il titolo di campione del mondo dei pesi medi. Spesso ha parlato della sua vita, quella da ragazzino, quella che ha vissuto prima di diventare una stella e in molte occasioni, quando viveva in Italia, ha parlato pubblicamente del suo tifo per la Sampdoria. Il pugile, che poi è diventato un attore e che negli anni '80 era una presenza costante negli show televisivi italiani, conosceva bene il c.t. della Nazionale di calcio Roberto Mancini che ha voluto ricordarlo in una stories, molto semplice, delicata. Mancini, che ha legato una lunga parte della sua carriera da calciatore alla Sampdoria, ha pubblicato una foto di Hagler in combattimento e ha aggiunto un emoji in lacrime.

Perché Marvin Hagler tifava per la Sampdoria

Hagler nel 1987 dopo aver perso con Sugar Ray Leonard, in uno dei combattimenti più belli nella storia della boxe, ha lasciato l'attività e si è trasferito in Italia. Marvin si ambientò completamente in questo paese e si appassionò al calcio. Viveva nei pressi di Milano, ma divenne tifoso della Sampdoria, che in quegli anni se la giocava con le grandi del calcio italiano (nel 1991 vinse lo Scudetto, l'anno seguente perse la finale di Coppa dei Campioni), e in un'intervista spiegò perché parteggiava per i blucerchiati:

Quando sono venuto ad abitare da voi, ho capito che non si può stare in Italia senza appassionarsi al calcio. All’inizio della Sampdoria mi piacevano i colori, poi mi sono un po’ documentato e ho capito che erano underdog, gli sfavoriti, come è successo a me per gran parte della carriera. Ma con Vialli, Mancini e Gullit ci siamo divertiti anche noi.

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