Riise ridotto in lacrime da Benitez: “Mi disse che non c’era nessuna possibilità”

John Arne Riise nel 2008 approdò alla Roma, lasciando quel Liverpool con cui aveva vinto la Champions League nel 2005 a Istanbul con la storica rimonta sul Milan. Un addio sofferto, che lo portò a piangere da solo in macchina dopo un drammatico confronto con l'allora tecnico dei Reds Rafa Benitez. Non fu solo il benservito datogli inaspettatamente dalla squadra della sua vita a farlo crollare, ma anche la risposta gelida e priva della minima empatia che l'allenatore spagnolo gli diede quando Riise gli chiese un'ultima concessione prima di lasciare Anfield: "No chance", ovvero "Nessuna possibilità".

L'esterno norvegese era diventato un beniamino di Anfield nei suoi sette anni a Liverpool, durante i quali aveva vinto altrettanti trofei e messo assieme 348 presenze. Avrebbe voluto arrivare a 350, ma Benitez fu fermissimo al riguardo: non gli avrebbe concesso neanche lo straccio di un minuto in campo nelle ultime due partite che mancavano alla fine del campionato.
Riise faccia a faccia con Benitez: lo fece piangere
Parlando con BetMGM, Riise ha rivissuto quel momento: "Mi stavo allenando e qualcuno è venuto da me e mi ha detto che Benitez voleva parlare con me. Mancavano solo due partite alla fine della stagione e ho pensato che era per discutere di un nuovo contratto. Mi fece sedere e, senza alcun preavviso, mi disse che era meglio se ognuno avesse preso strade diverse a fine stagione. Credo che, con 348 partite per il Liverpool in sette stagioni, meritassi una spiegazione. Sapevo che avrebbero portato Andrea Dossena perché me l'aveva detto lui, quindi avevo la possibilità di scegliere se restare e lottare per il mio posto oppure andarmene. Tuttavia sappiamo tutti che quando arriva un nuovo giocatore, nei primi mesi può andare male quanto vuole, ma continuerà a giocare".
"A 27 anni non potevo rischiare di stare in panchina per cinque mesi fino a gennaio, quindi sapevo cosa dovevo fare – ha continuato Riise – Mi chiese se avessi bisogno di aiuto per trovare un nuovo club, ma non volevo il suo aiuto, quindi dissi di no. Prima di andarmene gli chiesi se fosse possibile che entrassi dalla panchina nelle ultime due partite della stagione, così da raggiungere le 350 presenze con il club. Mi rispose seccamente: ‘No, nessuna possibilità'. L'ho detto ai miei compagni di squadra che, come me, erano piuttosto confusi, poi sono andato a sedermi da solo in macchina e ho pianto. Ho chiamato il mio agente, ho pianto ancora e lui mi ha assicurato che mi avrebbe trovato un nuovo club in pochi giorni. Mi sono sentito come se mi avessero cacciato".