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Picerno sogna in grande, i segreti della favola lucana che incanta la Serie C: “Idee e programmazione”

A Fanpage.it il direttore generale Vincenzo Greco ha svelato qualche piccolo segreto della favola Picerno e delle ambizioni che coltiva la società lucana dopo un inizio di stagione strepitoso.
A cura di Vito Lamorte
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"Bisognerebbe fare sempre sogni grandiosi, con la faccia verso il cielo e viaggi avventurosi". Questo verso di una canzone della Bandabardò sembra racchiudere l'essenza dell'AZ Picerno, piccola realtà del girone C di Serie C che occupa il secondo posto e nell'ultimo match d'andata sfida la capolista Juve Stabia in casa per continuare a sognare.

Sognare, appunto. La piccola comunità lucana da qualche anno si attesta come una delle realtà migliori della sua regione e della Lega Pro per come lavora con i giovani e per l'attenzione ai bilanci che permette al presidente Donato Curcio, lo "zio d'America" che ha fatto grande il piccolo Picerno, di vantare una delle realtà virtuose della terza serie.

La faccia verso il cielo e viaggi avventurosi. La squadra allenata da mister Emilio Longo affronta sempre tutti a testa alta, nessun timore reverenziale nei confronti di squadre blasonate e di corazzate che puntano al salto di categoria: rispetto sempre, ma niente paura. Con questa mentalità i viaggi non possono che essere avventurosi e sempre pronti a sorprendere: i lucani stanno disputando, potenzialmente, la miglior stagione in assoluto da quando sono in Serie C ma non possono essere considerati più una sorpresa perché continuano a confermarsi di settimana in settimana. Non è strano che in casa, allo stadio “Donato Curcio”, i rossoblu siano imbattuti, con 4 vittorie e 4 pareggi, e abbiano subito appena 4 gol, segnandone invece ben 14. La Leonessa della Lucania può vantare il miglior attacco (30) in un girone dove ci sono club come Avellino, Benvento, Foggia, Catania e Crotone.

A Fanpage.it il direttore generale Vincenzo Greco ha svelato qualche piccolo segreto della favola lucana e delle ambizioni che coltiva il Picerno dopo un inizio di stagione strepitoso.

Allo stadio Curcio arriva la Juve Stabia per lo scontro al vertice del girone: vi aspettavate questo inizio di stagione?
“Quando ho messo a punto la rosa di quest’anno di alzare un po’ la qualità rispetto alla passata stagione. Mi aspettavo un buon rendimento da parte della squadra ma la posizione in classifica è inaspettata perché mi aspettavo un rendimento migliore da parte di altre squadre. Noi siamo lì per merito e non per caso, ma di occupare la seconda posizione e vedere dietro di noi squadre che hanno speso sette-otto-dieci volte più di noi mi riempie di orgoglio: questo vuol dire che il lavoro fatto è importante e sta dando i suoi frutti. Non dobbiamo guardare solo l’aspetto sportivo ma sopratutto quello economico: siamo molto attenti all’utilizzo del denaro e la prima vittoria per me è quella di aver costruito questa squadra come un budget bassissimo (la terza più bassa del girone)“.

Avete fatto un ottimo lavoro sul mercato consegnando al mister una squadra praticamente fatta prima del ritiro: è questo il segreto, a livello tecnico, del Picerno?
“Noi il giorno che siamo partiti in ritiro il mister aveva già tutta la rosa al completo perché cerco di programmare il mio lavoro con largo anticipo. Altrimenti è inutile partire per il ritiro precampionato se il mister deve lavorare con giocatori che non avrà a disposizione ma poi ne arriveranno altri o alcuni partiranno. Questo fa parte della programmazione che portiamo avanti“.

Avere una proprietà solida alle spalle vi aiuta a lavorare bene e con maggiore serenità?
“Sicuramente il presidente Curcio è fondamentale altrimenti questa realtà non esisterebbe ma posso assicurare che è uno dei presidenti che mette meno soldi rispetto ai suoi colleghi. Lo dicono i numeri, non lo dico io. Questa squadra e questa società vanno avanti quasi autofinanziandosi grazie i contributi federali, al minutaggio, alla rendicontazione e alla legge Melandri. Mettiamo nelle condizioni il presidente di contribuire affinché questa società vada avanti ma è uno dei più bassi del girone“.

Picerno è una realtà di medio-alta classifica per il percorso fatto negli ultimi due anni: avere meno pressioni permette di lavorare meglio?
“Io ho lavorato in diverse tipologie di piazze e devo dire che non è facile fare calcio ad alto livello in centri piccoli. Quando presi questa società c’era stata la retrocessione e siamo ripartiti dai cocci che c’erano rimasti: abbiamo lavorato sull’immagine, sulla serietà e sulla credibilità della squadra. Picerno è un paese piccolo e non è semplice ritrovare questo tipo di relazioni dopo eventi complessi come quelli che hanno vissuto qui. All’inizio ho fato fatica a portare calciatori importanti ma ora sono i procuratori che mi chiamano: questo vuol dire che abbiamo lavorato bene e che oggi Picerno è un progetto credibile. Le pressioni di una grande piazza non ci sono e anche i giovani hanno le condizioni per crescere tranquilli. Proviamo a creare le condizioni per far lavorare tutti al meglio. Noi ogni anno investiamo sulle strutture perché crediamo che quelle portano punti: ultimante abbiamo integrato un centro di fisioterapia all’interno della struttura con macchinari di nostra proprietà”.

A livello personale Greco ha girato tanto (Fidelis Andria, Taranto, Chieti, Lumezzane, Reggina, Monopoli): cos’ha di speciale Picerno?
"Innanzitutto ha un presidente che non si trova al giorno d’oggi. È una persona straordinaria e mi ha messo in condizione di lavorare in piena autonomia rispetto ad altre situazioni che ho vissuto. In altre piazze i presidenti sono spesso invadenti e spesso intervengono sulle scelte dei direttori, cosa che non è corretta. Picerno è una piazza dove si lavora con grande serenità e questo è molto importante. A Lumezzane, ad esempio, avevo un presidente che voleva spesso dire la sua e questo non faceva bene al mio lavoro".

Lo scorso anno avete ceduto Kouda allo Spezia con un’operazione che racchiude il lavoro del Picerno a 360°: ci sono altri ragazzi che vi hanno già chiesto in categorie superiori?
"Sì, assolutamente. Alcuni ragazzi sono già stati attenzionati da club di categoria superiore e si tratta di Summa, portiere classe 2003 all’esordio in C, Pagliai, che giocava in Serie D e che ora sta diventando un calciatore importante; De Cristofaro, non più un Under ma sempre sotto la lente di squadre forti; Vitali, che alcuni hanno scartato e io gli ho dato l’opportunità di dimostrare le sue qualità; e Santarcangelo, cresciuto in una scuola calcio del territorio e ho portato qui. Siamo davvero contenti del percorso che stanno facendo questi ragazzi e le chiamati di queste squadre non fanno altro che confermare la bontà del lavoro che stiamo provando a fare. A livello di mercato io condivido sempre le operazioni con mister Longo per capire che tipo di caratteristiche devono avere i calciatori e se si integrano con le sue idee. La decisione la prendo sempre io, perché è mia responsabilità, ma le idee si condividono questo sicuramente aiuta anche alla crescita dei ragazzi".

Lo scorso anno avete fatto i playoff: qual è l’obiettivo del Picerno in questa stagione?
"L’anno scorso siamo arrivati a giocarci i playoff non nelle condizioni migliori, tra infortuni e squalifiche, e abbiamo giocato con cinque Under nonostante la regola non lo richiedesse. Quest’anno vogliamo migliorare quanto fatto e siamo ambiziosi: non siamo noi la squadra che deve vincere o ottenere risultati a tutti i costi. Una volta ottenuta la salvezza proveremo a migliorare quanto fatto la passata stagione senza pressioni e lavorando come abbiamo sempre fatto. Dico sempre ai ragazzi di non guardare la classifica, di tenere i piedi per terra e di provare a migliorarci di domenica in domenica senza nessuna esasperazione. Puntiamo a migliorarci e solo dopo la 38a giornata sapremo se siamo stati bravi oppure no".

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