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Perché solo in Italia sono state rinviate le partite di calcio dopo la morte di Papa Francesco

All’estero si gioca e altri eventi sportivi si disputano regolarmente nonostante la morte del Pontefice. In Italia, invece no. Perché? La decisione dipende direttamente dalle istituzioni di riferimento nel nostro Paese.
A cura di Maurizio De Santis
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Lega Serie A, Federcalcio e Coni hanno sospeso tutte le attività sportive in segno di lutto per la morte di Papa Francesco. Le quattro partite della giornata di Serie A previste per oggi sono state rinviate e così a cascata per tutti gli altri campionati, dalla B fino ai Dilettanti. Una decisione che non è solo un atto formale ma un gesto di sincero rispetto culturale e istituzionale per la figura e il ruolo storico del Pontefice nel nostro Paese.

Ed è proprio qui la risposta alla domanda che sorge spontanea: perché solo in Italia si ferma tutto e non accade anche all'estero? La decisione di bloccare o meno i campionati e qualsiasi altro tipo di evento dipende dalla Federazione, dagli organi sportivi di riferimento e dalle autorità locali, che valutano la situazione e decidono se sospendere le manifestazioni in segno di lutto. Ecco perché all'estero, dove i tornei e le discipline non sono sotto il controllo diretto del Coni italiano, sono prese decisioni differenti.

Del resto, c'è un punto della nota ufficiale dello stesso Coni che chiarisce qual è la posizione al riguardo, si parla di "invito" caldeggiato per onorare le memoria di Sua Santità. "Il Presidente del Coni, Giovanni Malagò, invita le Federazioni Sportive Nazionali, le Discipline Sportive Associate e gli Enti di Promozione Sportiva a sospendere tutte le attività sportive previste nella giornata odierna e a far osservare un minuto di silenzio nelle manifestazioni agonistiche in programma in Italia nel resto della settimana, per piangere la scomparsa del Santo Padre Francesco e onorarne la memoria".

Le reazioni al riguardo sono stati contrastanti: in calce al post della stessa Lega Serie A non sono mancate le proteste da parte di chi aveva già acquistato i biglietti per la trasferta e s'era addirittura già messo in viaggio sostenendo (inutilmente) i costi per assistere al match. Ma la sospensione degli eventi agonistici per il decesso di un Santo Padre non è certo una novità in Italia, l'ultimo precedente risale al 2 aprile 2005 quando, in seguito alla scomparsa di Giovanni Paolo II, il Coni mise un pausa temporanea a tutte le manifestazioni agonistiche in programma allora.

Dunque, non è solo un atto simbolico ma un momento che va oltre la dimensione religiosa, un punto fermo nella storia di un popolo, un momento epocale, un'occasione di raccoglimento e di comunione nel dolore. E lo sport, in quanto espressione collettiva e popolare della società italiana, non può ritenersi estraneo a questa particolare situazione.

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