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Perché la Roma ha deciso di fare all-in sul calciomercato (e cosa vorrà dire sul campo)

Da un lato l’uscita dalla Borsa, dall’altro il mercato: dopo Dybala e Matic, la Roma investe anche su Wijnaldum. Ora vietato fallire la qualificazione in Champions League.
A cura di Benedetto Giardina
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José Mourinho ha chiesto alla società i giusti rinforzi per una Roma più competitiva. La campagna acquisti dei giallorossi va in questa direzione.
José Mourinho ha chiesto alla società i giusti rinforzi per una Roma più competitiva. La campagna acquisti dei giallorossi va in questa direzione.

Un all-in da 70 milioni di euro, per seguire l'onda lunga del successo in Conference League. Negli ultimi due mesi, la Roma sembra voler porre le basi per un rilancio ad alti livelli, partendo dal trofeo vinto nel primo anno sotto la guida di Mourinho. Da un lato c'è l'intenzione di accontentare il tecnico sul mercato, dall'altro c'è la volontà di avviare un corso diverso rispetto al passato, tracciando la strada verso il delisting e verso una gestione più comune agli altri top club.

Ma per riuscire a rientrare nei paletti delle nuove norme finanziarie Uefa, il passo più importante dovrà avvenire sul campo: il ritorno in Champions League, nell'anno in cui entrerà in vigore il primo step sui limiti di spesa per la rosa (che dovranno essere pari al 90% dei ricavi, fino ad arrivare al 70% nel 2025), rappresenta l'obiettivo primario per Friedkin.

Quanto sta costando il mercato della Roma

Un obiettivo che sta costando, sul mercato, almeno una trentina di milioni solo per la stagione 2022/23. A tanto ammonta la spesa per Dybala, Matic, Celik e per l'ultimo arrivato Wijnaldum, prendendo in considerazione solo il peso a bilancio stimato per l'esercizio appena avviato, senza tener conto di «oneri accessori» relativi ai procuratori. L'unico per il quale è stato pagato il cartellino è Celik, prelevato dal Lille per 7 milioni di euro a titolo definitivo, con circa 2 milioni di ingaggio lordo.

Paulo Dybala è la Joya di calciomercato della Roma. L'ex bianconero è stato ingaggiato a parametro zero.
Paulo Dybala è la Joya di calciomercato della Roma. L'ex bianconero è stato ingaggiato a parametro zero.

Poi sono arrivati i due colpi a parametro zero: Matic ha firmato un contratto di un anno con opzione per il secondo e, qualora questa scattasse (deve disputare il 50% delle partite stagionali), allora la Roma si avvarrebbe degli sgravi fiscali previsti dal Decreto Crescita, pagando circa 5 milioni di ingaggio lordo; per Dybala invece dipenderà tutto dai bonus e dalle commissioni agli agenti. Di base, i 4,5 milioni netti si traducono in un impegno per il club di oltre 8 milioni, che potrebbero aggirarsi sugli 11 milioni con i bonus.

Wijnaldum, come Matic, è nel "limbo" del Decreto Crescita: le spese certe sono 2 milioni per il prestito oneroso dal Paris Saint-Germain (che gli pagherà le mensilità di luglio e agosto oltre a parte dell'ingaggio per il resto della stagione) e 4,5 milioni netti di stipendio, pari a oltre 8 milioni per la stagione 2022/23. In caso di riscatto, con opzione da 8 milioni da riconoscere al Psg, il peso a bilancio dell'olandese si ridurrà poiché entrerebbe nel secondo anno di residenza fiscale in Italia, usufruendo così delle agevolazioni previste per i cosiddetti impatriati.

Ma questo, per l'appunto, si vedrà dal 2023. Per questa stagione, tra Celik (7 milioni più 2 di ingaggio), Matic (5 milioni lordi di ingaggio), Dybala (oltre 8 milioni lordi di ingaggio base, senza bonus né oneri) e Wijnaldum (2 milioni per il prestito e oltre 8 milioni lordi di ingaggio), la Roma ha messo sul mercato un budget di 32 milioni di euro, destinato inevitabilmente a salire tra le richieste degli agenti di Dybala e la possibilità di trattenere sia Matic che Wijnaldum.

Georginio Wijnaldum è l'ultimo acquisto in ordine di tempo della Roma nella sessione estiva delle trattative di calciomercato.
Georginio Wijnaldum è l'ultimo acquisto in ordine di tempo della Roma nella sessione estiva delle trattative di calciomercato.

La Roma al lavoro sulle cessioni

Una campagna acquisti di questo tipo, inevitabilmente, richiede un lavoro supplementare sulle cessioni. E anche su questo fronte, Tiago Pinto sta muovendosi per riuscire a non sacrificare nessuno dei suoi big. Dopo aver perso Mkhitaryan a parametro zero, liberando il monte ingaggi dal suo stipendio (circa 5 milioni lordi), il club capitolino ha concluso in questa sessione estiva le cessioni definitive di Olsen all'Aston Villa (per 3,5 milioni) e di Florenzi al Milan (riscattato per 2,7 milioni), salutando pure lo svincolato Santon.

Adesso, il ds portoghese sta perfezionando altre tre operazioni di rilevo in uscita: quella per Veretout all'Olympique Marsiglia per 11 milioni (più bonus che porterebbero il conguaglio complessivo oltre i 15 milioni), quella per Kluivert (piace al Fulham in Inghilterra) e quella per Villar alla Sampdoria, in prestito con diritto di riscatto.

Opa e delisting, cosa cambia per la Roma

Nelle ambizioni della Roma del post-Conference League, però, non c'è solo il mercato. In questi mesi, Friedkin ha continuato a immettere capitali nelle casse del club con finanziamenti complessivi per oltre 369 milioni di euro. Adesso, la proprietà texana ha anche portato a termine l'Opa per avviare il delisting, facendo così uscire la Roma dalla Borsa. Un risparmio per i giallorossi, nonché la fine di un vincolo di trasparenza con i propri azionisti.

Ora che circa il 96% della società è in mano a Friedkin, si può procedere con il cosiddetto «squeeze-out», ovvero con l’acquisizione delle azioni di chi non ha aderito all'Opa. In totale, tra lo stake building di metà giugno (circa 8,5 milioni) e l'acquisizione delle azioni (16,7 milioni circa), l'esborso è stato di oltre 25 milioni di euro. Con l'acquisizione del 4% rimanente, è prevista un'ulteriore spesa da 12 milioni di euro, per un totale di 37 milioni.

Tutto nel giro di due mesi, o poco più. Da quella sera del 25 maggio, che ha regalato alla Roma il suo primo successo in campo Uefa, si è entrati nella seconda fase del progetto Friedkin. Un progetto per il quale sono già stati investiti poco meno di 600 milioni di euro in due anni e che, per la stagione attuale, si stanno mettendo sul piatto 70 milioni. Metà, all’incirca, per un nuovo corso gestionale a livello societario, fuori dalla Borsa.

Il resto, per dare a Mourinho i giocatori richiesti e puntare all'approdo in Champions League. Lì dove la Roma non mette piede dal 2019, lì dove la Roma può aumentare i propri introiti per cercare di garantirsi un futuro ad alti livelli.

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