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Perché da Ronaldo a Benzema, tutti stanno correndo in Arabia Saudita: c’è molto più dei soldi

Con la conclusione dell’affare Benzema, l’Arabia Saudita annuncia i propri progetti per la privatizzazione e gli investimenti nella Saudi Pro League.
A cura di Benedetto Giardina
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Karim Benzema, il nuovo tassello della Saudi Vision 2030. L'imminente passaggio del Pallone d'Oro all'Al-Ittihad rientra in un piano di investimenti nello sport che ha già coinvolto Cristiano Ronaldo e Lionel Messi, i due principali volti – seppur in vesti differenti – dell'Arabia Saudita calcistica. A loro si aggiungerà a breve il francese, che domenica ha disputato la sua ultima partita con la maglia del Real Madrid e ha già firmato un contratto con i neo campioni sauditi. Come confermato dalla tv si stato Al Ekhbariya si tratta di un «accordo da record», un affare da 200 milioni di euro annui per due stagioni. Grosso modo, le basi su cui si è posto il trasferimento di Ronaldo all'Al Nassr, avvenuto dopo il Mondiale in Qatar. Ma perché, tra i Paesi del Golfo, è proprio in Arabia Saudita che si stanno dirigendo i big del calcio internazionale?

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Il calcio nella Vision 2030 dell'Arabia Saudita

Il punto di partenza è la Saudi Vision 2030, ovvero il piano di sviluppo con cui l'Arabia Saudita si propone di diversificare la propria economia per sganciarsi dal settore petrolifero, che rappresenta inevitabilmente un punto di forza nella produzione del regno. Un progetto che va a toccare diverse aree strategiche tra cui le energie rinnovabili, l'edilizia, il turismo e il settore dell'intrattenimento, con questi ultimi due che arrivano anche a mischiarsi tra loro. Lionel Messi, ad esempio, da un anno è ambassador di Visit Saudi, la campagna per promuovere il turismo in Arabia Saudita, che gli è costata pure una sospensione (con scuse pubbliche) da parte del Paris Saint-Germain, per essersi recato a Riad senza autorizzazione. L'accordo con Messi, però, riguarda solo la sponsorizzazione del turismo saudita in tutto il mondo. Sul piano calcistico, gli investimenti sono altri. All'estero (il Newcastle, in Premier League, è controllato dal fondo sovrano PIF) e adesso anche in casa propria.

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Cristiano Ronaldo ha aperto la strada. Da adesso, il calcio diventa un punto fermo della Saudi Vision 2030, come annunciato dallo stesso principe Mohammed bin Salman e riportato da Saudi Press Agency. L'obiettivo dichiarato? Aumentare i ricavi commerciali della Saudi Pro League dagli attuali 450 milioni di riyal a 1,8 miliardi, pari a circa 450 milioni di euro. «Il progetto – si legge – comprende due componenti principali. La prima prevede l'approvazione di società e organizzazioni del settore pubblico che investono in società sportive, con investimenti di importi corrispondenti al valore di ciascuna società. La seconda componente prevede la privatizzazione delle società sportive a partire dall'ultimo trimestre del 2023». E se per Ronaldo la lega saudita può diventare una delle migliori cinque al mondo, nella Vision 2030 si cerca di non alzare troppo l'asticella: «La Saudi Pro League, che accoglie giocatori provenienti da oltre 40 paesi diversi e ha visto aumentare le presenze sugli spalti di quasi il 150% nell'ultimo anno, sarà supportata nella sua ambizione di essere tra i primi dieci campionati del mondo».

Sport e Arabia Saudita, non solo Ronaldo e Benzema

Un progetto che passa dai Ronaldo e dai Benzema, quest'ultimo destinato ad accasarsi all'Al-Itthiad, neo campione saudita. Proprio l'Al-Itthiad, così come l'Al Nassr di CR7, l'Al Ahli e l'Al-Hilal, sono stati coinvolti nel nuovo progetto di investimenti sullo sport: tutti e quattro i club diventano infatti società controllate dal fondo sovrano PIF. L'appoggio del Regno sullo sviluppo del calcio a livello nazionale basta da solo a spiegare come sia possibile che oggi, più di ogni altro torneo del Golfo, sia la Saudi League l'approdo privilegiato per queste stelle giunte all'ultimo grande contratto della carriera. Contratti che per valore superano di gran lunga quelli con cui si sono legati, fino a pochi mesi fa, ai principali club europei, ma la loro presenza servirà da volano per l'intero movimento, che nel regno saudita ha raggiunto picchi di popolarità già negli anni '90 con la propria nazionale. A livello di club, inoltre, vanta sei titoli continentali (quattro con l'Al-Hilal e due con l'Al-Itthiad) e 16 finali di Champions League complessive.

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Già prima dell'arrivo di Ronaldo, non sono mancati di certo gli investimenti diretti sul calcio. Lo scorso anno, Al-Hilal e Al-Nassr hanno raggiunto un accordo di sponsorizzazione fino al 2042 con Qiddiya Investment Company, holding controllata dal fondo sovrano PIF: meno di 25 milioni di euro a stagione per entrambi i club con la prospettiva di poter usufruire del nuovo stadio da 40 mila posti previsto nel progetto Qiddiya. Inoltre, il calcio non è il solo sport su cui si stanno concentrando gli sforzi sauditi: a settembre, Dorna Sports ha annunciato un accordo con Saudi Motorsport Company per portare la MotoGp in Arabia Saudita, dove già si corre un Gran Premio di Formula 1, che dal 2020 vede tra i propri global partner la compagnia petrolifera Aramco, per un contratto dal valore di circa 40 milioni di dollari annui. E all'indomani dell'annuncio riguardante gli investimenti nello sport, si è chiuso uno dei contenziosi più spinosi degli ultimi anni, quello tra il PGA Tour e l'emergente LIV Golf Circuit, finanziato dal fondo PIF: le due entità e l'europea DP World Tour costituiranno un nuovo soggetto unico che gestirà il business e i diritti del golf internazionale.

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