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Perché alcune nazionali protestano contro il Qatar in vista dei Mondiali 2022

Le proteste andate in scena prima delle partite di Qualificazione ai prossimi Mondiali 2022 da parte di Nazionali come Norvegia e Germania, riguardano la difesa dei diritti umani violati dal Paese ospitante il torneo, il Qatar. Secondo una recente inchiesta molti lavoratori stranieri sarebbero morti, senza tutela e garanzie. La FIFA ha deciso di avviare alcun procedimento disciplinare per quanto accaduto.
A cura di Alessio Pediglieri
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La protesta corre sul filo delle qualificazioni mondiali. A dare il via è stata la nazionale norvegese, lo scorso mercoledì 24 marzo, seguita da quella tedesca che è scesa in campo prima del fischio di inizio della sfida all'Islanda giovedì sera con delle magliette che inneggiavano al rispetto dei diritti umani: un messaggio diretto al Qatar, Paese ospitante la prossima edizione iridiata del 2022, ancora troppo spesso coinvolto in notizie negative al riguardo.

Proteste che hanno fatto subito il giro del mondo alzando l'attenzione sull'argomento e aprendo il dibattito non senza qualche polemica di rito. Ma la FIFA ha già preso la propria decisione e  non punirà la Norvegia e la Germania dopo che i rispettivi giocatori hanno protestato prima delle gare di qualificazione mondiali. La protesta è nata dopo le notizie arrivate dal Qatar per il trattamento riservato ai lavoratori stranieri, discriminati rispetto ai cittadini del Paese.

La squadra norvegese, tra cui il centrocampista dell'Arsenal Martin Odegaard e l'attaccante del Borussia Dortmund Erling Haaland, e che rappresentano il fiore all'occhiello della selezione scandinava non si sono tirati indietro prima di giocare (e vincere) contro Gibilterra: "Diritti umani – dentro e fuori dal campo" si leggeva sulle magliette indossate.

Stessa scena ripetutasi con la nazionale tedesca, giovedì sera prima della vittoria interna per 3-0 contro l'Islanda, con una semplice scritta bianca su fondo nero: "Diritti umani". Secondo una ricerca del Guardian, negli ultimi dieci anni sono morti in Qatar più di 6.500 lavoratori ospiti provenienti da cinque paesi asiatici. Il governo del Paese, invece, si è difeso dichiarando che le riforme degli ultimi anni hanno notevolmente migliorato la situazione dei lavoratori.

La FIFA, intanto ha confermato che non ha intenzione di prendere alcun provvedimento disciplinare sottolineando – in una nota – che si è trattato di episodi che riguardano la libertà di parla e di "potere del calcio come forza del bene. Nessun procedimento disciplinare in relazione a questa questione sarà aperto"

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