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Paratici sull’esonero di Sarri: “Non è una partita che decide il destino di una stagione”

Fabio Paratici ha parlato dell’esonero di Maurizio Sarri ai microfoni di Sky ha dichiarato: “Le nostre valutazioni le avevamo già fatte tra di noi, non è una partita che decide il futuro di una persona”. Sulla scelta di affidare l’incarico di tecnico ad Andrea Pirlo: “La decisione è stata molto naturale, oserei dire juventina”.
A cura di Vito Lamorte
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"Le nostre valutazioni le avevamo già fatte tra di noi, non è una partita che decide il futuro di una persona". Sono queste le parole di Fabio Paratici ai microfoni di Sky sull'esonero di Maurizio Sarri. Il dirigente bianconero ha parlato di questa decisione e ha affermato: "Non c'è un episodio o un momento. Questa decisione è stato il frutto di un insieme di situazioni e siamo arrivati a questa considerazione a fine stagione. Tutto questo vincendo anche lo scudetto".

Sulla scelta di dividere il percorso con Sarri e per il secondo anno consecutivo da un allenatore che aveva comunque vinto il titolo nazionale Paratici afferma: “Non è l’Europa il termometro, sono considerazioni che nascono da tutta la stagione, tutto un insieme di cose che vanno al di là del mero risultato. La situazione di Allegri era diversa, veniva da cinque anni pieni di successi”.

Il dirigente dell'area tecnica della Juventus ha parlato della difficoltà di voltare pagina ma di continuare a vincere comunque: “Siamo in un territorio inesplorato, nessuno ha avuto un ciclo così lungo di vittorie e risultati, di cambiamenti. I cicli durano 3/4 anni, noi siamo al terzo ciclo, una cosa quasi inspiegabile"

In merito alla scelta di Andrea Pirlo come nuovo tecnico Paratici ha dichiarato: "Decisione è decisione molto naturale, oserei dire juventina. È un ragazzo che è stato da noi, ha giocato con noi, è sempre stato in contatto. È stata una decisione naturale, pensiamo al fatto che possa essere un predestinato, lo era da giocatore e lo pensiamo con forza anche che lo sia da allenatore. Andrea nella sua testa ha di svolgere il ruolo da allenatore come giocatore: qualità e grande applicazione, quindi questo di proporre un gioco di un certo tipo, seguito dalle squadre europee, noi abbiamo seguito quello che ci ha detto ed è stato convincente. Al di là del fatto che la persona è spesso molto più importante del professionista. Il professionista si può formare, la persona no”.

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