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Morto Carlo Tavecchio, l’ex presidente FIGC aveva 79 anni: nel 2017 si dimise per il disastro dell’Italia di Ventura

Carlo Tavecchio ha guidato la Federcalcio dal 2014 al 2017, si dimise dopo la mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali di Brasile 2014. Fecero discutere le sue affermazioni su “Optì Poba che prima mangiava banane e oggi gioca nel nostro campionato”, le donne nello sport e gli omosessuali. Per le quali si scusò chiarendo il suo pensiero.
A cura di Maurizio De Santis
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L'ex presidente della Federcalcio, Carlo Tavecchio.
L'ex presidente della Federcalcio, Carlo Tavecchio.

L'ex presidente della Federcalcio, Carlo Tavecchio, è morto all'età di 79 anni. I funerali si svolgeranno lunedì prossimo, 30 gennaio, a Ponte Lambro (in provincia di Como). La carriera di dirigente sportivo lo ha portato ai vertici della FIGC nel 2014, in quell'anno scandito dalle dimissioni di Giancarlo Abete dopo il naufragio dell'Italia ai Mondiali di Brasile 2014. Fu una reazione a catena, considerato che a lasciare per senso di responsabilità fu anche il commissario tecnico della Nazionale di allora, Cesare Prandelli.

L'era Tavecchio iniziò così: elezione con oltre il 60% dei voti nella sfida a distanza con l'ex calciatore del Milan, Demetrio Albertini. Durò tre anni e finì nel 2017 (nonostante la conferma ottenuta col 54% dei consensi rispetto ad Andrea Abodi, oggi ministro dello Sport), ancora una volta in seguito a un disastro degli Azzurri.

Uno dei peggiori della storia: la mancata qualificazione alla Coppa del Mondo del 2018 in Russia. C'era Gian Piero Ventura sulla panchina della squadra che sarebbe poi passata a Roberto Mancini con alterne fortune: vittoria degli Europei in Inghilterra e la tremenda delusione per lo scivolone che ha tenuto l'Italia fuori dai Mondiali in Qatar 2022.

La conferenza stampa durante la quale l'ex massimo dirigente del calcio italiano rassegnò le dimissioni.
La conferenza stampa durante la quale l'ex massimo dirigente del calcio italiano rassegnò le dimissioni.

Il mondo del calcio ha rappresentato un pezzo importante della sua vita, durante la quale ha coniugato passione e lavoro: negli ultimi anni era tornato alla figura di presidente della Lega Nazionale Dilettanti in Lombardia, ruolo che aveva coperto già verso la fine degli Anni Novanta.

Lo scivolone razzista su Optì Poba, alcune affermazioni sulle donne che nel calcio "si pensava fossero handicappate rispetto al maschio" e sugli omosessuali (allora disse di essere vittima di un ricatto per un audio rubat0) hanno fatto discutere e alimentato polemiche.

Durante il suo intervento a Roma all’Assemblea straordinaria della lega nazionale dilettanti si espresse così sul tema degli extracomunitari: "Le questioni di accoglienza sono una cosa, quelle del gioco un’altra. L’Inghilterra individua dei soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare, noi invece diciamo che ‘Opti Poba‘ è venuto qua che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così". Concetto per il quale si scusò, chiarendo quale fosse il suo reale pensiero in riferimento alle regole precise del calcio d'Oltremanica sui giocatori extra-comunitari e che nelle sue parole non vi fosse alcun intento discriminatorio.

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