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Milos Krasic alla Juventus, l’erede di Nedved sparito con l’arrivo di Antonio Conte

Arrivato alla Juventus tra grandi aspettative, Milos Krasic si rese protagonista di un vero e proprio flop. Ottime le premesse, con tanto di paragoni con Pavel Nedved per la “furia serba” che con l’arrivo di Antonio Conte in panchina finì nel dimenticatoio. Una vera e propria parabola discendente.
A cura di Marco Beltrami
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Da "furia serba" ed erede di un simbolo come Pavel Nedved a oggetto misterioso. Milos Krasic arrivato nel 2010 alla Juventus di Delneri con grandissime aspettative, dopo un ottimo avvio si è perso per strada finendo nel dimenticatoio con Antonio Conte. Due le stagioni in bianconero con poche gioie, e tante amarezze, senza riuscire a lasciare il segno se non come una delle meteore più famose del calcio italiano.

Milos Krasic, l'arrivo alla Juventus

Dopo un lungo tormentone di mercato, la Juventus nel 2010 riuscì ad assicurarsi le prestazioni di Milos Krasic. 15 milioni di euro per beffare il Manchester United e prelevare un ragazzo cresciuto in un famiglia di calciatori, ed esploso al CSKA Mosca. Tanti i trofei in patria e la vetrina internazionale conquistata grazie alla Coppa Uefa del 2005. Facilità di corsa notevole, con "strappi" capaci di mettere in difficoltà le difese avversarie, con abilità sia nelle vesti di uomo assist che di finalizzatore. Il suo acquisto rappresentò uno dei colpi di mercato della nuova Juve di Delneri pronta a lottare con rinnovate ambizioni per il vertice della Serie A.

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La squalifica per simulazione e il flop alla Juve

Gettato nella mischia pochi giorni dopo il suo arrivo nell'esordio con sconfitta contro il Bari, Milos Krasic conquistò la scena alla 5a giornata grazie ad una tripletta rifilata al Cagliari. Tifosi in estasi e prime pagine dei giornali, per il "nuovo Nedved" letteralmente incontenibile: zazzera bionda, dribbling in velocità facile e gran tiro per quello che sembrava destinato a diventare il nuovo perno della Juventus. Le cose però non andarono benissimo nel prosieguo della stagione: in Bologna-Juventus, Krasic cadde in area dopo un contatto a dir poco leggero con Portanova, conquistando un calcio di rigore. Prova TV e squalifica per due giornate per l'esterno serbo bersagliato dalla critica, e accusato di essere un "simulatore" con tanto di Tapiro d'oro da parte di Striscia la notizia. A complicare ulteriormente i piani di Krasic arrivò anche uno stiramento che lo tenne fuori dai campi per più di un mese. Al ritorno, l'ex CSKA sembrava aver perso fiducia nei propri mezzi anche se la sua stagione si chiuse con 9 gol in 41 presenze. Non uno score del tutto negativo, ma complessivamente molto lontano dalle premesse iniziali, a spegnere soprattutto ogni paragone eccessivo con la "furia ceca" Nedved.

Le incomprensioni con Conte e l'addio alla Juventus

Nella stagione successiva, con l'arrivo di Antonio Conte, Krasic sparì letteralmente dai radar. Appena 7 le presenze con un gol all'attivo, nella cavalcata trionfale dei bianconeri che tornarono sul tetto della Serie A con il primo della lunghissima serie di nove scudetti di fila. Un feeling mai nato quello con l'attuale manager dell'Inter, con tanto di incomprensioni tattiche e non solo. Memorabile un siparietto in panchina tra Krasic e il tecnico con l'espressione dubbiosa del primo, dopo i consigli del secondo. Nel finale della stagione infatti, Krasic senza troppi giri di parole confermò pubblicamente il suo mal di pancia e il rimpianto per non essere andato via a gennaio: "C'erano offerte dallo Zenit San Pietroburgo e dal Tottenham per un prestito, ma io ho preferito stare alla Juve perché pensavo che avrei avuto un'altra possibilità. Ovviamente col senno di poi è stata una decisione sbagliata, e sarebbe andata molto meglio se fossi partito".

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A fine stagione inevitabile l’addio e il trasferimento al Fenerbahce per 7 milioni di euro. Una decisione sofferta ma inevitabile per un calciatore che temeva anche di perdere la nazionale: "Certo, sono molto triste di lasciare la Juve, nessuno sarebbe felice di lasciare un club così importante in queste circostanze, ma Conte non mi vede ed è meglio per tutti se me ne vado".La sua carriera però non riuscì più a decollare, con i flop prima in Turchia, e poi al Bastia e al Lechia Danzica, con la sensazione di un potenziale inespresso e un’incapacità di reggere la pressione fino al ritiro a 34 anni.

Le parole di Krasic sull'addio alla Juventus e sul feeling con Conte

Anni dopo a La Gazzetta dello Sport, Krasic tornò sull'esperienza alla Juventus elogiando Delneri: "Alla Juventus si aspettavano di più? Ne sono consapevole, sono il primo a riconoscerlo: adesso, però, sto bene, ho trovato la mia dimensione. In Italia mi è mancata fortuna, forse il carattere: non ho la giusta ambizione per emergere. Ma, anche se la squadra non è andata bene, quell’anno in bianconero con Delneri non posso dimenticarlo. Mi ha accolto subito in un nuovo Paese e in un campionato difficile: è molto umano, sa capire i problemi e sa insegnare. Il suo 4­-4­-2 era perfetto per me. Si meritava una grande carriera e forse, come me, quell’anno ha perso la sua occasione".

Inevitabile una battuta anche sui rapporti con Conte: "Il cambio di modulo mi ha penalizzato, nel 3­-5­-2 non c’era più posto per me. E poi erano arrivati giocatori di un livello superiore, lo ammetto: una squadra in cui ci sono Pirlo, Vidal e altri top player, forse era troppo per me. Ma non do mai le colpe agli altri, magari potevo semplicemente allenarmi meglio e applicarmi di più: la responsabilità sono solo mie, non certo di Conte. Lui era un martello, forse troppo duro ma preparatissimo: non mi stupisce che abbia fatto questa carriera. Resta uno dei migliori. Ad oggi non ho ancora capito perché abbia deciso di non volermi più in squadra. Potevo restare in Italia passando alla Lazio o alla Samp, ma l’opzione Fenerbahçe fu la migliore, sia per me che per il club. Forse, se alcune cose fossero andate diversamente nella mia carriera, non avrei vissuto questo declino".

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