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Milan-Lille, il derby di Elliott tra capitali in Lussemburgo e plusvalenze record (come Osimhen)

Sul campo, la sfida di Europa League è un vero e proprio scontro in famiglia tra due società che stanno vivendo una parabola simile. L’hedge fund americano controlla il club rossonero e finanzia i francesi attraverso una serie di scatole smistate nel Granducato, ma questi ultimi hanno dovuto cedere i pezzi pregiati per sopravvivere.
A cura di Benedetto Giardina
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Due derby lussemburghesi nel giro di una settimana. Dopo Udinese-Milan, tocca a Milan-Lille, ma stavolta lo scontro è in famiglia. Se nel primo caso il Granducato è soltanto la sede legale delle proprietà dei due club, per la sfida di Europa League si profila uno scontro interamente griffato Elliott Management Corporation. Il fondo americano è proprietario dei rossoneri tramite la holding Project Redblack, a sua volta controllante della Rossoneri Sport Investment Luxembourg, che detiene le quote del Milan. Inoltre, in Lussemburgo, si trova anche Lux Royalty, holding controllata dall’inglese Victory Soccer Limited, la quale ha come azionista di maggioranza un’altra società lussemburghese, la Victory Soccer Luxembourg, che dallo scorso febbraio ha una “sorella” (Victory Soccer Luxembourg 2, a proposito di fantasia): tutte scatole finanziate da Elliott tramite due fondi, Manchester Securities Corp. (con sede negli Usa) e Zayn Investments Limited (con sede alle Cayman).

L’ingresso di Elliott nel Lille

Elliott è entrato nel Lille il 19 giugno 2017, rilevando lo 0,2% delle quote di Lux Royalty, equamente divise tra i due fondi coinvolti nell’operazione. Tutto questo a pochi mesi dall’acquisizione del club francese da parte di Gerardo Lopez Fojaca, uomo d’affari lussemburghese di origini spagnole, meglio noto come Gerard Lopez. Al termine della stagione 2016/17, il Lille deve fare i conti con un buco da 40,5 milioni di euro e passività finanziarie per oltre 111 milioni: è in questo scenario che il nuovo proprietario del club si affida al fondo rappresentato da Paul Singer, che dunque si insinua nel gioco di scatole creato per controllare la società. Pur avendo delle quote minime, Elliott si garantisce l’ingresso nel Cda di Lux Royalty e ha potere di veto nelle decisioni della società con sede in Lussemburgo.

La situazione peggiora al termine della stagione 2017/18: il passivo del Lille raggiunge quota 141,9 milioni di euro e i debiti finanziari sfiorano i 250 milioni. Nel febbraio 2018, oltretutto, la DNCG (Direction Nationale du Contrôle de Gestion, la Co.Vi.Soc. francese) condanna il club alla retrocessione d’ufficio in Ligue 2. Una sentenza cautelare che viene ribaltata in tempo, ripianando il buco nei termini previsti per l’iscrizione al campionato successivo. Per sopravvivere, però, è necessario un aumento di capitale. Quello che viene svelato nel marzo 2019 dall’Agence France-Presse, che spiega i termini dell’immissione di nuovi fondi nel club: 25 milioni dalle tasche di Lopez e 117 milioni provenienti da Elliott, il cui potere all’interno di Lux Royalty aumenta: avendo delle azioni privilegiate, ha diritto al 90% degli utili portati a nuovo. Ma non finisce qui.

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Le mani di Elliott sulla controllante del Lille

Il parallelismo col Milan diventa ancor più evidente lo scorso 20 settembre. Victory Soccer Limited, la holding inglese che in questo groviglio di scatole detiene il 99,8% di Lux Royalty, rende pubblica la sottoscrizione di uno share and receivables pledge agreement, ovvero un pegno di azioni e crediti. Le azioni messe in pegno sono quelle di Lux Royalty e i creditori sono tre: Manchester Securities Corp., Zayn Investments Limited e la banca d’affari JP Morgan. Il contratto è siglato il 7 settembre 2020 e in questo modo Elliott ha realmente in pugno il club francese, sulla base degli accordi siglati il 28 maggio 2018 (riformulati il 9 agosto 2018 e il 28 febbraio 2019) che ridefiniscono la distribuzione delle quote della holding lussemburghese.

Lo scorso gennaio, intervistato dal Financial Times, Gerard Lopez ha dichiarato di avere già saldato un totale di 80 milioni nei confronti di JP Morgan e di Elliott, ma in merito ai finanziamenti effettuati da parte dell’hedge fund statunitense, ha voluto azzardare un paragone col Milan.

«Elliott ha finanziato il Milan per rivenderlo, mentre non hanno finanziato questo club per poi cederlo. Hanno finanziato questo club per iniziare un processo di investimento nei calciatori, creando valore, vendendo alcuni dei giocatori, tenendone però altri per crescere nel club».

Sempre con lo stesso obiettivo, però: farli crescere per rivenderli a caro prezzo, perché se il Lille ha potuto anche solo iscriversi al campionato di Ligue 1 negli ultimi anni, è stato possibile grazie alle plusvalenze generate in sede di mercato.

Le cessioni milionarie del Lille

Come già detto in precedenza, nel febbraio 2018 la DNCG condanna preventivamente il Lille alla retrocessione in Ligue 2 per irregolarità nei conti, ma dà tempo alla società di rimettersi in sesto per non compromettere l’iscrizione al campionato di massima serie nella stagione successiva. Nel mese di maggio la proprietà viene convocata dalla commissione di controllo per esporre il proprio piano di risanamento e, qualche settimana dopo, è lo stesso club ad annunciare l’approvazione del budget, necessaria per salvare la categoria. L’estate del 2018, però, diventa l’occasione per far fruttare le prime cessioni: Bissouma, Amadou, Malcuit, Ballot-Touré, Mendyl, Mothiba, Sliti, El Ghazi, Sunzu, Éder e Butez portano nelle casse del club quasi 70 milioni di euro. I conti societari, oltretutto, non migliorano, motivo per cui un anno dopo arrivano altre cessioni importanti: Pepé va all’Arsenal per 80 milioni, Leão al Milan per 23 milioni, Thiago Mendes e Koné al Lione per 22 e 9 milioni, in più El Ghazi viene riscattato dall’Aston Villa per 9 milioni. In totale sono 143 milioni di euro.

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Una vagonata di soldi che non basta ancora per dare stabilità ai francesi. Nell'estate 2020, il Lille è nuovamente sotto la lente di ingrandimento della DNCG, con un passivo di 66,6 milioni di euro (solo l’Olympique Marsiglia ha fatto peggio in tutta la Francia) e 154,5 milioni di passività finanziarie. Ancora una volta, l’iscrizione al campionato è a rischio ed entro il 31 luglio è necessaria una plusvalenza monstre. Quella che i transalpini realizzano proprio nel giorno della scadenza, cedendo il nigeriano Osimhen al Napoli. Valore dell’operazione: 70 milioni di euro (più dieci di bonus). Valore reale finito nelle casse del Lille: circa 43 milioni di euro, aspettando i dati ufficiali – che verranno riportati nel bilancio del 2021 – e considerando il bonus da riconoscere allo Charleroi, club dal quale la società di Lopez ha acquistato il centravanti nigeriano nel 2019. Sempre che nel mezzo non si siano aggiunte altre postille tra procuratori e intermediari.

L’affare Osimhen e gli scugnizzi del Lille

La discrepanza del 40% tra la valutazione totale e quanto effettivamente incassato per Osimhen sta tutta nelle contropartite inserite dal Napoli nell’affare. Quattro giocatori valutati 5 milioni ciascuno, stando alle indiscrezioni emerse negli ultimi mesi: il portiere Karnezis, rimasto nella rosa del Lille, e tre giovani prodotti del vivaio del Napoli, ovvero Manzi, Liguori e Palmieri. Tutti e tre attualmente in prestito alla Fermana, squadra che milita nel campionato di Serie C. Di questi, solo Liguori vanta qualche presenza da titolare tra i marchigiani. Per il resto, sulla loro valutazione è lecito sollevare più di qualche dubbio, considerando che si parla di due ragazzi del 2000 alla prima esperienza tra i professionisti e un giocatore del 1998 finora impegnato tra Serie D e Serie C. Per Lille e Napoli, però, è stata la giusta via di mezzo: così i francesi hanno contabilizzato quanto necessario e i partenopei hanno approfittato della situazione per metter dentro tre plusvalenze (quattro con Karnezis).

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Un caso da manuale, per una tattica di mercato che ormai ha valicato i confini italiani. Ma il Lille, che dal 2018 è nel mirino della DNCG e la cui controllante è stata data in pegno ad un fondo speculativo, per quanto potrà reggere una bolla del genere? Una domanda che si pongono anche in Francia, tanto più considerando le ultime mosse di Lopez, che a luglio ha rilevato le quote dei belgi del Mouscron (già controllato dal Lille dal 2012 al 2015). Questa, però, è un’altra storia. Perché l’investimento principale di Lopez, al momento, rimane il Lille con tutte le sue plusvalenze. Il giovanissimo Timothy Weah (figlio di George, stella milanista degli anni ‘90), il fantasista Ikoné e l’olandese Botman sono le nuove scommesse dei francesi, pronte all’occorrenza. Perché non è da escludere che quest’estate possa esserci la necessità di far cassa, con buona pace dei finanziamenti di Elliott e di JP Morgan, tra passaggi alle Cayman e sedi in Lussemburgo.

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