Mattia Perin: “Il calcio senza tifosi non è calcio ma se ci sono garanzie si deve giocare”

Mattia Perin è pronto a scendere in campo, ma con un'idea ben precisa su come doverlo fare: "Con le dovute garanzie per la salute di tutti". L'ex portiere della Juventus rientrato alla ‘base' storica della Genova rossoblù ha approfittato di una diretta via social per spiegare il momento delicato personale e del calcio italiano in generale. La voglia di tornare in campo ma la consapevolezza di doverlo fare solo davanti a controlli e certezze di carattere medico-sanitario.
Così, uno dei portieri di ultima generazione maggiormente apprezzati ha detto la sua sulla possibilità di rivedere la Serie A concludere questa travagliata stagione, interrotta a marzo per la pandemia di coronavirus e all'indomani della ripresa degli allenamenti individuali permessi anche alle squadre con l'ordinanza del Viminale. Per Perin una situazione che resta delicatissima dove nulla appare scontato.
"Giocare senza pubblico non è calcio, Milan-Genoa a porte chiuse non è stata una partita"
Se si ripartirà l'unica certezza è che lo si farà a tempo indeterminato a porte chiuse. Nessun tifoso sugli spalti, in stadi vuoti e desolati dove sarà consentito l'accesso ad un numero ristrettissimo di persone, controllate prima durante e dopo le partite. Al di là della bontà dei protocolli al vaglio del Comitato tecnico-scientifico del Governo, questa è l'unico caposaldo sul quale ripartirà – se mai lo farà – il calcio: "Ma giocare senza tifosi non è giocare a calcio, è una situazione paradossale, assurda. Ho giocato Milan-Genoa a porte chiuse poco prima che si fermasse tutto ed era irreale, non posso dire che fosse una partita".
"E' giusto che si ritorni a fare ciò che si ama. Ma solo dietro a garanzie per la propria salute"
Poi, il pensiero alla situazione generale dello sport italiano, del calcio in particolare che tanto sta facendo discutere mentre è in atto la ‘Fase Due' in cui si ritorna in parte alla normalità con le persone che si ripresentano al lavoro, nelle proprie attività, anche se nulla è come prima: "Tutti hanno diritto di tornare a fare ciò che amano e per cui vivono. Vorrei ci fosse equità e chiarezza di giudizi anche per il mondo del calcio. Giocare mi manca moltissimo ma è necessario e giusto che si ritorni alle proprie attività, in sicurezza e con garanzie per la propria salute".