Maradona, il nuovo agghiacciante audio sulla morte: “L’obiettivo è scaricare responsabilità sulla famiglia”

"Era molto gonfio, non si riuscivano nemmeno a vedere i suoi occhi (…) aveva una voce robotica". Una delle figlie di Diego Armando Maradona, Gianinna, ha testimoniato nel corso dell'ultima udienza del processo per la morte del padre lanciando accuse molto pesanti nei confronti del team medico che si occupava del Pibe de Oro negli ultimi mesi della sua vita.
Durante quasi sette ore di audizione, scandite da singhiozzi e persino da un fiume di lacrime, Gianinna ha raccontato di essersi sentita come se fosse stata male informata, tenuta a distanza e persino denigrata dal team di assistenti che ora è sotto processo.

Gianinna Maradona: "Penso che sia stata una trappola per ottenere ciò che volevano"
"Ripensandoci (…) penso che sia stata una trappola, una mossa che loro (l'équipe medica) hanno messo in atto per noi, per ottenere ciò che volevano, per tenere papà da solo, in un posto buio e brutto". Parole molto forti da parte di Gianinna, una delle due figlie che Maradona ha avuto da Claudia Villafañe, non ha spiegato quali fossero le motivazioni degli assistenti nel tenere il padre in quello stato ma all'inizio del processo il suo avvocato, Fernando Burlando, ha sottolineato un ‘interesse pecuniario" del team medico nei confronti dell'assistito, un aspetto che considera il "rovescio della medaglia" della causa per negligenza.
Sette operatori sanitari (medici, uno psichiatra, uno psicologo e infermieri) sono sotto processo da due mesi a San Isidro, a nord di Buenos Aires, per "omicidio volontario", ovvero negligenza commessa con la consapevolezza che avrebbe potuto causare la morte. Maradona è morto all'età di 60 anni il 25 novembre 2020 a causa di una crisi cardiorespiratoria e di un edema polmonare in una residenza privata a Tigre. L'ex calciatore era in fase di riabilitazione dopo essere stato sottoposto a un intervento neurochirurgico per un ematoma alla testa qualche giorno prima.

"L’obiettivo strategico è scaricare la responsabilità sulla famiglia"
Nella sua testimonianza di martedì, Gianinna ha espresso il suo risentimento nei confronti di uno degli imputati, il medico personale di Maradona Leopoldo Luque: secondo lei è il principale decisore in quelle settimane fatali insieme alla psichiatra Agustina Cosachov. La decisione di convalescenza a casa dopo l'operazione e la scarsa qualità delle cure e delle attrezzature mediche presenti sul posto sono state finora al centro del caso e sono state messe in discussione da diverse testimonianze.
Gianinna non è riuscita a trattenere le lacrime quando in tribunale è stata ascoltata la registrazione di un incontro tra lo staff medico di Maradona, la sua famiglia e alcuni dei suoi amici più intimi. Hanno discusso la decisione di convalescenza a casa o in un istituto privato, con la raccomandazione della clinica che lo aveva operato: "Tutte queste decisioni mi sembrano così ingiuste, tutto ciò che è stato promesso (sulla sua ripresa) e non è mai stato mantenuto (…) Ho l'impressione che sia stata una manipolazione orribile (…)".

La frustrazione è aumentata quando in tribunale è stato riprodotto un messaggio audio di uno degli imputati, lo psicologo Carlos Díaz, presentato come un "esperto di dipendenze" (quelle di cui soffriva Maradona) e indirizzato alla psichiatra Cosachov. Parole che suggeriscono una preoccupazione più legale che medica. "Qui l’obiettivo strategico è scaricare la responsabilità sulla famiglia (…) l’idea è coprirci": affermava lo psicologo nell’estratto. Questa frase ha provocato un mormorio di disapprovazione nella sala.
Gli imputati, tra i quali finora è stato interrogato solo la psichiatra Agustina Cosachov, negano ogni responsabilità e sostengono di aver svolto i loro compiti (monitoraggio psichiatrico, pianificazione infermieristica, trattamento delle dipendenze, ecc.) che sono estranei alle cause della morte: rischiano dagli 8 ai 25 anni di carcere.