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Maignan risponde agli insulti razzisti: “Non sono ‘vittima’. Sono Mike, in piedi, nero e orgoglioso”

Mike Maignan ha risposto agli insulti razzisti ricevuti domenica all’Allianz Stadium di Torino nel corso del riscaldamento di Juventus-Milan. Il portiere francese dopo diverse ore di silenzio ha voluto dire la sua attraverso un post pubblicato sul proprio profilo Instagram: “Non sono una ‘vittima’ del razzismo. Sono Mike, in piedi, nero e orgoglioso. Finché potremo usare la nostra voce per cambiare le cose, lo faremo”.
A cura di Vito Lamorte
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"Non sono una ‘vittima' del razzismo. Sono Mike, in piedi, nero e orgoglioso. Finché potremo usare la nostra voce per cambiare le cose, lo faremo". È questa la risposta di Mike Maignan agli insulti razzisti che lo hanno colpito nel corso del riscaldamento di Juventus-Milan di domenica scorsa. Il portiere del Milan dopo diverse ore di silenzio ha voluto dire la sua attraverso un post pubblicato sul proprio profilo ufficiale di Instagram in lingua italiana e in inglese: "Domenica sera all'Allianz Stadium alcuni tifosi bianconeri mi hanno preso di mira con insulti e grida razziali. Cosa volete che dica? Che il razzismo è sbagliato e che quei tifosi sono stupidi? Non si tratta di questo. Non sono né il primo né l'ultimo giocatore a cui questo succederà. Finché questi eventi vengono trattati come "incidenti isolati" e non viene intrapresa alcuna azione globale, la storia è destinata a ripetersi ancora e ancora e ancora".

Il portiere francese, approdato quest'estate in rossonero ma già perno della squadra di Stefano Pioli dopo pochi mesi, ha continuato il suo pensiero parlando di quello che si fa per combattere il razzismo nello sport a tutti i livelli e ha puntato il dito contro coloro che non fanno nulla per evitare che ciò accada nel 2021: "Cosa facciamo per combattere il razzismo negli stadi? Crediamo veramente che ciò che facciamo sia efficace? Faccio parte di un Club impegnato come leader nella lotta contro ogni discriminazione. Ma bisogna essere di più e uniti in questa battaglia contro un problema sociale che è più grande del calcio stesso. Nelle stanze che governano il calcio, le persone che decidono sanno cosa si prova a sentire insulti e urla che ci relegano al rango di animali? Sanno cosa fa alle nostre famiglie, per i nostri cari che lo vedono e che non capiscono che possa ancora succedere nel 2021?". 

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