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L’ultimo discorso di Andrea Agnelli da presidente: “Lascio la Juve e le società quotate di famiglia”

L’annuncio dell’ex presidente durante l’assemblea dei soci prima della nomina del nuovo CdA: “Faccio un passo indietro per poter affrontare il futuro come una pagina bianca, libera e forte”. E torna ad attaccare la Uefa: “L’auspicio è che la Corte di Giustizia Europea riconosca lo Sport come un’industria e l’abuso di posizione di potere dominante in Europa”.
A cura di Maurizio De Santis
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L'ex presidente, Andrea Agnelli, ha pronunciato dinanzi al CdA il discorso di congedo. Con lui lasciano anche l'ad, Maurizio Arrivabene, e il vice-presidente, Pavel Nedved.
L'ex presidente, Andrea Agnelli, ha pronunciato dinanzi al CdA il discorso di congedo. Con lui lasciano anche l'ad, Maurizio Arrivabene, e il vice-presidente, Pavel Nedved.

"Non posso e non voglio nascondere l'emozione che mi anima. Si chiude un capitolo di 13 anni della storia della Juventus che ora facciamo fatica a leggere e rileggere". Andrea Agnelli ha aperto così l'ultimo discorso da presidente della Juventus, dopo aver chiesto all'assemblea dei soci un minuto di raccoglimento per ricordare Ernesto Castano e Gianluca Vialli.

Non lascia solo il club, la sua è un'uscita di scena più ampia: fa un passo indietro – come lui stesso chiarisce nel discorso di congedo – anche dai Consigli di Amministrazione delle società di famiglia, Exor e Stellantis, in cui è presente. Lo fa "d'accordo con John Elkann con cui ho un rapporto strettissimo, con Ajay Banga (presidente di Exor, ndr) e Carlos Tavares (CEO di Stellantis, ndr)".

Il motivo? "È una decisione personale, una mia richiesta. Voglio affrontare il futuro in maniera libera e forte, voltare pagina e aprire un nuovo capitolo della mia vita con la libertà di pensiero che altrimenti non avrei". È questo uno dei punti più importanti dei concetti espressi dall'ex massimo dirigente: per adesso scivolerà dietro le quinte, resterà in un posizione defilata. Cosa farà in futuro è presto per dirlo. Non adesso, non ancora. È il momento di uscire dal cono dei riflettori.

La sconfitta di Napoli (5-1) in campionato, l’inchiesta penale dei magistrati di Torino, quella della Procura federale e il fascicolo aperto dall’Uefa hanno scandito l'ultima parte della sua esperienza decennale alla guida della ‘vecchia signora'. Con la nomina del nuovo CdA, dopo le dimissioni a catena in seguito all'inchiesta della Procura di Torino, il club mette un punto fermo rispetto al recente passato e guarda avanti.

Di quel passato Agnelli rivendica i risultati sportivi che vanno dalla prima squadra fino alla Next Gen e al settore giovanile. "Con perseveranza, dedizione e passione, possiamo avere il 50-60% della rosa della prima squadra che arrivi in 5-8 anni con evidenti, grandi benefici, mantenendo la competitività a livello nazionale e internazionale".

L'ex presidente cita anche chi alla Juve non c'è più come Fabio Paratici e Giuseppe Marotta, persone con le quali nel corso degli anni ha gettato le base perché la società entrasse in una nuova dimensione sviluppando asset e investimenti come "lo stadio, la nostra sede, il JTC, il J Medical, il J Village, i miglioramenti su Vinovo, il cambio del logo fatta che darà i suoi frutti nel lungo periodo e ci darà riconoscibilità e possibilità di estendere il marchio in vari ambiti".

Altro passaggio cruciale, il riferimento allo stato di salute preoccupante dell'industria calcio che ha bisogno di trovare nuove strade per rigenerarsi, che in Europa (e n Italia) è frenata da carenze di governance e da una gestione monopolista del settore, che rischia di restare schiacciata dallo strapotere della Premier League.

"Fanno riflettere i numeri delle acquisizioni dei club come Chelsea, Milan, Newcastle ma fanno ancor più riflettere quelli che sono gli investitori. In molti continuano a non comprendere la differenza fra un gioco e un’industria. Io ero presidente dell’Eca e membro del Comitato Esecutivo dell’Uefa. L'analisi era evidente: c'era insostenibilità del sistema, non profittabilità dei Club, gli unici a rischiare".

Massimiliano Allegri accanto all'ex massimo dirigente, Andrea Agnelli.
Massimiliano Allegri accanto all'ex massimo dirigente, Andrea Agnelli.

Riflessioni che Agnelli fa per sostenere ancora una volta il progetto Superlega, quel piano bocciato dalla Uefa e che è oggetto di controversia davanti alla Corte di Giustizia Europea.

"Ci tengo a ringraziare Real Madrid e Barcellona che assieme alla Juventus hanno deciso di andare contro la posizione dominante della Uefa. Sono convinto che nel calcio servano interventi, altrimenti rischieremo una decrescita del calcio, a favore di un’unica lega dominante, che è la Premier League, che nel giro di anni attrarrà tutto il talento disponibile. L’auspicio è che la Corte di Giustizia Europea riconosca lo Sport come un’industria e l’abuso di posizione di potere dominante in Europa".

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