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Adani provoca: “Sono in questura e mi consegnerò alla giustizia, non potevo fare altrimenti”

Lele Adani ha voluto prendere in giro i suoi detrattori con l’ultimo video, davanti alla questura, in cui si dice pronto a costituirsi. Il suo reato? Portare avanti la “crociata” contro il servilismo.
A cura di Marco Beltrami
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Daniele Adani torna forte con quello che ormai è uno dei suoi cavalli di battaglia, ovvero la "crociata" mediatica contro il servilismo. L'ex difensore e opinionista, lo ha fatto alla sua maniera con una provocazione diretta soprattutto rivolta ai suoi detrattori. Nell'ultimo video infatti Lele, davanti alla questura di Milano, si è detto addirittura pronto a consegnarsi alla giustizia.

Il suo reato? Quello di aver provato ad estorcere il concetto di servilismo, così radicato a suo dire nel sistema mediatico sportivo italiano. A bordo di un motorino, l'ex componente della Bobo TV spiega di essere davanti alla Questura avvisando i suoi "seguaci" che probabilmente sparirà per un po'. È pronto a sacrificarsi per le sue idee Adani, che in passato ha sempre rivedicato la sua libertà nei giudizi e nelle opinioni calcistiche, contro una narrazione asservita e troppo tenera nei confronti di qualcuno.

E per questo Adani è pronto a tutto, anche ad autodenunciarsi, ovviamente per trollare proprio gli asserviti: "Ragazzi, buongiorno a tutti. Non è facile per me, sono qui davanti alla Questura e mi consegnerò alla giustizia. Il motivo dovevo spiegarvelo, anche attraverso questo videomessaggio perché ho cercato in questi mesi di estorcervi il concetto di servilismo. Purtroppo non sarà una buona giornata, sarà forte perché estorcervi il concetto di servilismo in una parte della comunicazione sportiva così aperta, libera, sensibile no? Spiritualmente e mentalmente aperta. È la cosa più grave che potessi fare. Giusto rimettersi nella mano della giustizia, se non avrete più notizie di me per qualche settimana sapete il perché. Non potevo fare altrimenti, dovevo dirvelo di persona. Vi devo chiedere scusa e ne pagherò le conseguenze, viva il futbol".

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D'altronde Adani anche nel momento dell'addio a Sky aveva fatto riferimento alla necessità della "sincerità", sfoderando poi il tormentone "a livello di servilismo come siamo Messi", sia in occasione di Calcio con la F, sia con i suoi compagni di viaggio in Rai. "Io non vivo per il consenso, non faccio il politico. Il dibattito è l'essenza della comunicazione. Lasciamoci guidare dalla verità del campo…".

Un esempio su tutti? Il caso di Massimiliano Allegri, con il dibattito sull'allenatore tornato forte dopo gli ultimi risultati deludenti della Juventus. Ne è passata di acqua sotto i ponti dal celebre scontro su Sky tra l'allenatore e l'opinionista. Da quel momento in poi il secondo ha sempre proseguito nella sua critica a Max facendo riferimento alle difficoltà dal punto di vista del gioco della sua squadra. Un mantra tornato prepotentemente a fronte del doppio ko contro Inter e Udinese, che hanno riacceso il dibattito sul tecnico.

Dibattito in cui Adani è entrato in modo come sempre deciso, per criticare ancora una volta il lavoro dell'allenatore della Juventus che non ha prodotto i risultati sperati. Tutto senza giri di parole, con buona pace di chi invece a suo dire spesso antepone il servilismo all'obiettività.

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