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Sempre contro, l’eterna sfida tra Mourinho e la Juventus: “La squadra che non potrò mai allenare”

Ogni volta che José Mourinho ha incontrato la Juventus sulla sua strada, ci sono stati momenti di alta tensione corredati da parole e gesti molto eloquenti. Dal “vecchio” che si è preso Ranieri al “Non vi sento” dell’ultima sfida, Mou, traboccante d’interismo, non perde occasione per ricordare ai bianconeri la vittoria del Triplete 2010.
A cura di Jvan Sica
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La partita tra Juventus e Roma è ricca di tante sfaccettature, che vanno dalla classifica alla nuova competitività della squadra giallorossa, dal tentativo di Allegri di costruire una squadra con un undici definito e una sua chiara identità allo step verso l’alto che deve fare un calciatore potenzialmente devastante come Nicolò Zaniolo. Sono tutti ingredienti di un piatto che si preannuncia molto saporito, ma la ciccia, l’ingrediente numero uno, senza girarci intorno, è ancora una volta lo stesso: José Mourinho e la sfida alla Juventus.

La prima volta che Mourinho incontra la Juventus il mondo calcistico italiano era molto cambiato rispetto al suo perpetuo girare secondo traiettorie ben conosciute. La Juve aveva subito l’onta di Calciopoli, era stata in B e stava ripartendo, un passo alla volta con calciatori e allenatori nuovi. Senza più competitor invece, l’Inter dominava in Italia, aveva una rosa clamorosa per quantità e qualità e voleva imporre la sua legge anche in Europa, ecco perché Moratti scelse proprio José Mourinho. La sfida iniziale dello scontro tra il portoghese e la Vecchia Signora è datata 22 novembre 2008. L’Inter vince soffrendo con un gol di Muntari, Mourinho per tutta la settimana aveva dichiarato che sarebbe stata una partita come le altre, per poi punzecchiare il mondo bianconero, prendendosela con l’allenatore avversario, Claudio Ranieri: "Ormai è troppo vecchio per cambiare mentalità, a quasi 70 anni (in quel momento Ranieri ne aveva solo 57, ndr), ha vinto solo una Supercoppa e un’altra piccola coppa". Come per sottolineare che la Juve sarà anche la più grande squadra di club italiana in quanto a titoli vinti, ma in questo momento a dominare e a pesare è il suo palmarès.

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Il primo anno di Mou in nerazzurro sarà pieno di orgoglio per le vittorie in Italia e anche di astio per le critiche rivolte all’Inter europeo. A marzo c’è la famosa uscita degli "zero tituli", in cui Mourinho parla delle principali squadre e allenatori italiani e dedica una frase anche alla Juventus, toccando il tasto più dolente che si può toccare quando si tira in ballo la Juve: "Non si è parlato della Juve che ha conquistato tanti punti con errori arbitrali". A cui subito aggiunge: "La Juventus è quella squadra che non potrò mai allenare dopo essere stato sulla panchina dell’Inter".

In questo modo si tatua addosso un marchio di interismo perenne, riconosciuto ancora oggi e il pareggio al 90’ di Grygera nell’aprile del 2009 non da nessun fastidio. Ormai Mou è pienamente interista fin nel midollo. La partita di campionato successiva contro la Juve però è una sconfitta, per 2-1 con gol finale di Marchisio. Non è una sconfitta che comprometterà il cammino interista, questa è la stagione incredibile del Triplete, ma i modi danno fastidio all’allenatore portoghese che dopo 20 minuti applaude l’arbitro Saccani e viene allontanato dal campo. Prima di andarsene però c’è una scena poco edificante, con Mourinho che decide di non andarsene dal terreno di gioco e l’arbitro che aspetta il suo volere. In mezzo a questo bailamme concitato, i tifosi juventini scelgono una volta per tutte il loro nemico giurato e nemmeno loro abbandoneranno mai l’astio nei confronti di Mou.

Inter-Juve a parole per Mourinho sarà una partita normale, ma quella che vince il 16 aprile 2010 anche per lui ha un sapore speciale. Qualche mese prima aveva già messo nel mirino questa sfida, rincarando la dose sugli aiutini che spesso per lui la Juve ha nel corso del campionato: "Non capisco perché per quello che succede nel calcio italiano dobbiamo tutti fare come quell’animale di cui non so dire il nome in italiano (era lo struzzo, ndr), che mette la testa là. O c’è coerenza o non c’è coerenza". Questa vittoria per 2-0 con reti di Maicon ed Eto’o è fondamentale prima di tutto perché lo avvicina allo storico trionfo dei tre trofei in una sola stagione, ma anche perché, lo dice lui stesso, "battere la Juve è sempre bello". E alla fine di questo match, Mou lo dimostra, correndo per il campo con le braccia larghe. Questo è il frame che tutti i tifosi interisti mostrano ai loro amici juventini quando vogliono ricordare quei tempi.

Vinto tutto il vincibile nel 2010, José Mourinho va via. Nella notte di Madrid sceglie il Real Madrid, i soldi di Pérez, la voglia di lottare contro il nuovo calcio, quello del Barcellona di Guardiola. In questa fase lunga otto anni non incontra più la Juventus, con i bianconeri che tornano avversari il 23 ottobre 2018 nella sfida di Old Trafford tra il Manchester United, nuova squadra di Mou, e i bianconeri nel girone iniziale della Champions League. Questa volta Mou perde per un gol di Dybala, ma non perde occasione per scontrarsi ancora con i tifosi juventini. Loro fischiano e cantano contro l’allenatore, il portoghese mostra le tre dita, un gesto eloquente e migliore di tante parole: "Loro hanno dei problemi col mio Triplete all’Inter, ma io l’ho vinto e loro non ancora. Anche se hanno tutto il potenziale per farlo. Mi hanno insultato per via di quei ricordi che per loro sono negativi".

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C’è il ritorno e non sarà ancora una volta una partita serena. La Juve va in vantaggio con uno strepitoso gol di Cristiano Ronaldo, ma lo United recupera quasi per caso, prima con un gol di Mata all’86’ e poi vince con un autogol di Alex Sandro oltre il 90’. Quell’ennesima vittoria sulla Juve, fa scatenare ancora una volta platealmente Mou. Mano destra all’orecchio, il gesto è chiaro: "Non vi sento". Dopo una scaramuccia in campo con Bonucci, il gesto è spiegato in questo modo: "Sono stato insultato per 90 minuti, io sono venuto qui solo per fare il mio lavoro, niente di più… A fine partita ho fatto quel gesto, a freddo non lo rifarei ma la gente mi ha insultato, ha insultato non solo me come interista ma soprattutto la mia famiglia".

Il saldo finale degli scontri, ed è il termine giusto per indicare queste sfide, tra Mourinho e la Juve è di 4 vittorie per il portoghese, 1 pareggio e 2 sconfitte. Oggi questa sfida si rinnoverà, con Mourinho allenatore di una squadra e di una piazza arcinemica della Juventus. Ancora una volta Mou ha rasserenato i toni in settimana, parlando di partita semplicemente importante nel cammino giallorosso, ma nessuno vorrà perdersi lo spettacolo in campo e in panchina che ancora una volta i due sfidanti sapranno dare. Cosa s’inventerà questa volta Mou?

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