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Le umiliazioni subite dalle calciatrici spagnole in nazionale: “Cicciona, dimagrisci o non giochi”

Un servizio della tv spagnola ha raccolto le testimonianze dirette delle ex calciatrici: hanno raccontato i dettagli del clima pesante che c’era in nazionale sotto l’ex ct, Quereda, e cosa è successo dopo.
A cura di Maurizio De Santis
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"Cicciona, dimagrisci! Come vieni conciata così in nazionale!". E ancora: "Non ce la fai nemmeno a correre! Ti serve un peperoncino nel c**o!". Le frasi urlate dall'ex commissario tecnico della selezione femminile della Spagna, Nacho Quereda (nella foto in cornice), raccontano il clima di sopraffazione e di umiliazione subito dalle calciatrici iberiche in quel periodo. Quelle espressioni erano solo la punta dell'iceberg del trattamento a cui erano sottoposte e dinanzi alle quali non c'era opportunità di ribellione né rivalsa per tutelarsi dalla quella forma di violenza verbale.

In un servizio di RTVE è la voce di Natalia Pablos a raccontare cosa accadeva nello spogliatoio, quale fosse il clima pesante che era duro da sopportare, cosa è successo per molti anni dietro le quinte della squadra divenuta campione del mondo e balzata agli ‘onori' della cronaca (anche) per il caso Rubiales e del bacio rubato. Una sensazione di molestia permanente al limite del stress psicologico: è così che viene descritto quel periodo durato dal 1988 al 2015 (27 anni, lasso di tempo durante il quale Quereda ha tenuto le redini della nazionale) e che non lasciava scelta. Accettare in silenzio oppure rassegnarsi all'emarginazione in caso di proteste.

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È stato il predecessore di Jorge Vilda, che ne raccolse l'incarico salvo essere costretto ad abbandonare la selezione per le ombre sul suo mandato e i metodi adottati nei rapporti con le giocatrici. Dall'obbligo di tenere "la porta aperta" di sera perché – disse Jenny Hermoso, la stessa baciata dall'ex numero uno della Federcalcio iberica – era convinto fosse il momento migliore "per parlarsi" fino ai controlli ossessivi nelle buste della spesa all'uscita da un supermercato: le ‘regole d'ingaggio' erano abbastanza strane. Quelle di Quereda, invece, hanno trasformato la carriera di alcune giocatrici in un inferno. "Aveva atteggiamento dispotici – ha aggiunto Pablos -. Se le cose non andavano come voleva iniziava a urlarci contro. Era penalizzante per la nostra autostima".

Mar Prieto, per 14 anni in nazionale (dal 1985 al 1999), ha portato allo scoperto le sofferenze patite allora per le parole offensive urlatele in faccia a muso duro dall'ex ct che aveva un potere assoluto. "Nessun poteva affrontarlo, saresti stata messa da parte", tale era la sua sfera d'influenza. Poteva tutto, anche scandire insulti durissimi consapevole che sarebbe rimasto impunito. "Non avrebbe mai ricevuto contestazioni".

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